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—Di quand'è questa mietilegatrice?—
—La comprai all'inizio degli anni '60. Fui tra i primi. La comprai appena uscì. Ai contadini gli cambiai il mondo!—, mi risponde orgoglioso il Bartalini.
—S'andava dappertutto, anche il collina. Si lavorava anche un mese intero.—.
Ieri sera mi chiamano gli amici della festa de La Serra, per dirmi che il Bartalini si era raccomandato di avvertirmi che questa mattina, alle 9, avrebbero fatto la mietitura del grano per la festa.
Il Bartalini abita da sempre sul podere che era del nonno, nella valle della Chiecina, vicino alla Casaccia. Ci siamo conosciuti lo scorso anno anna rievocazione della battitura del grano, a La Serra. Mi chiese dello foto che stavo facendo, e fu l'occasione per raccontarmi un po' di lui.
Lo salutai dicendogli di chiamarmi quando avrebbero mietuto il grano per la festa dell'anno successivo.
Per migliaia d’anni gli agricoltori hanno mietuto i cereali a mano, con il falcetto o la falce; per i contadini era uno dei lavori più faticosi dell’annata agraria e richiedeva molta manodopera. Fu nei primi decenni del 1800 che vennero messe a punto le prime mietitrici a trazione animale, macchine che tagliavano gli steli di grano ordinandoli distesi a terra.
Nella seconda metà del secolo furono realizzate le prime mietilegatrici a trazione animale, macchine che tagliavano e legavano in fasci gli steli di grano. Questa macchine conobbero una rapida diffusione nelle grandi pianure americane, soprattutto dove vi era carenza di manodopera.
Nel 1858 i fratelli Marsh brevettarono una mietitrice in grado di legare i covoni prima di depositarli a terra.
Nel 1862 McCormick presentò l’Old Reliable, la sua prima mietilegatrice. Grazie anche a strategie commerciali innovative, quali la pubblicità, i finanziamenti agli acquirenti, la garanzia, la creazione di una rete di vendita, il successo fu straordinario. Tanto che nel 1902 la McCormick Harvesting Machine Company si associò alla Deering Harvester Company, suo principale rivale, dando vita alla International Harvester Company, all’epoca il più grosso gruppo mondiale di macchine agricole.
Nel Continente europeo, negli ultimi decenni del 1800, il 90% delle mietitrici era importato dall’America, anche se alcuni costruttori locali misero sul mercato modelli di qualità non inferiore.
Tuttavia in Italia, la diffusione di queste macchine fu rallentata sia dal costo elevato che dall’abbondanza di manodopera. Nel 1874 in Gran Bretagna il 56% del frumento era raccolto meccanicamente con l’impiego di 80.000 mietitrici. A fine Ottocento in Francia operavano 62.000 macchine, in Germania 35.000.
A partire dagli anni Trenta del 1900, il progressivo passaggio dalla trazione animale a quella meccanica e la diffusione nel secondo Dopoguerra degli apparati mietilegatori montati sulle motofalciatrici portarono alla completa meccanizzazione della mietitura anche nelle aree collinari.
La politica autarchica del Regime, che mirava a favorire la meccanizzazione agricola, anche per aumentare le produzioni, spinse la Laverda a realizzare la mietilegatrice ML6 con barra da 1,82 m che, commercializzata dalla Federazione dei Consorzi agrari, ebbe da subito notevole diffusione. Fu la capostipite di una fortunata serie di modelli, a trazione meccanica e azionamento con albero cardanico tramite la presa di potenza del trattore.
Nell’immediato dopoguerra la Laverda presentò la ML 5 BR, una macchina da 1,52 m adatta alle zone collinari, prodotta, negli anni cinquanta in 2.000 esemplari l'anno, coprendo i due terzi del mercato.
La Bertolaso di Zimella,Verona, in quegli anni costruiva La Rondinella, una mietilegatrice particolarmente adatta per la collina e la risaia.
Le motomietilegatrici in Italia ebbero particolare successo, per il costo contenuto e la possibilità di impiego in zone declivi, con apparati mietitori e mietilegatori in genere ad accovonatura verticale e montati sulle motofalciatrici. La Bcs di Abbiategresso, Milano, come quella del Bartalini, è stata per oltre vent’anni la marca leader in questo settore.
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