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Una piccola perla nascosta e semisconosciuta questo film di Giuseppe Tornatore; film d’essai certo non per il grande pubblico e per i blockbuster ma per palati fini che al cinema chiedono riflessione e teorizzazione. Un gioco di specchi tra ciò che appare e quella che è la realtà e ti tiene inchiodato fino all’ultima scena con la speranza che tutto quello visto corrisponde alla realtà, anziché ad una finzione tradotta in reale.
Un sessantenne antiquario, battitore d’aste di puntigliosa professionalità e dal carattere schivo e riservato a causa della sua solitudine che non gli ha permessa di avere una donna al suo fianco, vive in una lussuosa ville e si circonda (con mezzi più o meno leciti) di tutto ciò che è bello. La sua esistenza cambia dopo una telefonata di una sedicente giovane erede di una ricca famiglia, che rimasta orfana vuol mettere in vendita tutti i suoi beni e chiede a Virgil Oldman una perizia per stabilire il valore di tutto ciò che la villa di proprietà della ragazza contiene. Il problema è che la ragazza non si fa mai vedere e comunica con l’antiquario attraverso il telefono; metodologia che se da un lato innervosisce, dall’altro attrae come calamita. Virgil attratto dalla committente, nonostante diverse resistenze consigliate dal suo carattere, accetta l’incarico. Oltretutto in una prima perlustrazione quasi per caso trova nei sotterranei della villa parti di un meccanismo che sembrano essere molto antiche. Da questo punto in poi si sviluppa una trama in cui si sviluppa una storia d’amore in cui l’apparire o meno dei protagonisti diventa lo stimolo principale della scoperta e nella quale per gran parte del film Virgil che ha fatto della vista e del tatto il fulcro della propria esistenza al limite della misantropia (e solo apparentemente della misoginia) si trova costretto ad affidarsi solo ed esclusivamente all’udito. Si rappresenta in questa maniera il gioco tra verità e finzione, tra ciò che appare (e che in realtà non appare) e ciò che la realtà stessa rappresenta.
In termini teorici il regista siciliano con questo film sembra volerci dire che l’essenziale è saper sempre valutare la giusta collocazione degli eventi e di tutto ciò che ci circonda prendendosi tutto il tempo necessario per avere il quadro complessivo della rivelazione esatta delle cose. Metafora ben rappresentata dalla relazione di coppia e infatti forse il significato autentico sta in una battuta a metà del film quando un suo assistente rispondendo ad una domanda precisa di Virgil su come è l’esistenza in una coppa, risponde: “Vivere con una donna è come partecipare ad un’asta. Non sai mai se la tua è l’offerta migliore”.
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