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La migliore offerta è il nuovo film di Giuseppe Tornatore (sua anche la sceneggiatura), a cui ho dedicato la mia prima uscita al cinema dell'anno 2013; dopo il successo di La sconosciuta l'autore italiano ripropone una ambientazione mitteleuropea utilizzando Vienna come location principale, con un cast più che mai internazionale che comprende, oltre al protagonista Geoffrey Rush, anche un mito vivente come Donald Sutherland ed un giovane emergente come Jim Sturgess (The Universe, il prossimo Cloud Atlas). La protagonista femminile è l'olandese Sylvia Hoeks e segnalo la presenza, pur in una parte piccola, della modella e attrice etiope Liya Kebede, bellissima.
La trama racconta del bisbetico indomabile, antiquario e richiestissimo battitore d'asta Virgil Oldman (Rush), che si ritrova coinvolto da una misteriosa e invisibile donna, Claire Ibeson (Hoeks), nella valutazione e dell'immenso patrimonio in mobili, quadri e oggetti d'arte. Oldman, che non si lascia contaminare da contatti umani di sorta (frequenta sempre egli stessi locali nei quali utilizza stoviglie personalizzate, indossa sempre i guanti, di cui possiede una sterminata collezione, riveste il telefono con un fazzoletto per non contaminarsi con i betteri presenti nella cornetta), in un primo momento rifiuta l'approccio quantomeno inusuale della Ibeson, lasciandosi però lentamente conquistare dalla giovane, che si scopre essere malata di agorafobia al punto da vivere all'interno della vecchia villa di famiglia in una sorta di "panic room". Nel corso del suo lavoro nella vecchia casa Oldman rinviene alcuni misteriosi ingranaggi, che secondo il giovane "aggiustatutto" Robert (Sturgess) appartengono ad un famoso automa parlante del 1700. Robert diventa confidente e consigliere di Virgil , approfondendo l'amicizia man mano che il rinvenimento dei pezzi dell'automa permette di ricostruirlo. Nel frattempo Oldman, in combutta con Billy, un pittore suo amico, acquista alle aste diversi quadri con i quali riempie una stanza segreta che funge da museo personale. Fra passi avanti e indietro finalmente sboccia l'amore fra Oldamn e la giovane Claire, fino a che il ritiro dall'attività di Virgil dopo una importante asta a Londra non si rivelerà l'evento catalizzatore di una sorpresa nella quale tutti i personaggi saranno coinvolti.
Il film si regge prevalentemente sulla prova attoriale di Rush, praticamente in sempre in scena, ma anche i comprimari sono azzeccati per la propria parte. Degno di grande lode è il lavoro dello scenografo Maurizio Sabatini (La tigre e la neve, Baarìa), dalla magnificenza imperiale dei ristoranti viennesi, al lusso asettico e razionale della casa di Virgil, al disordine romantico della villa Ibeson, ogni ambiente è lo specchio fedele di chi ci vive; numerossissime e bellissime le opere d'arte che vengono mostrati (la stanza-bunker di Virgil è zeppa di capolavori), i costumi sono altrettanto rispondenti al carattere dei personaggi quanto le ambientazioni; in particolare l'eleganza classica con una punta di eccentrico di Oldman la trovo perfettamente aderente al personaggio.
Rinnovando la abituale collaborazione con Tornatore, la colonna sonora è composta da Ennio Morricone.
Come abbiamo visto, sotto l'aspetto tecnico la pellicola è realizzata con grande cura, e dal punto di vista artistico gli attori sono capaci ed azzeccati, eppure i conti non tornano: la storia non funziona, non coinvolge, i meccanismi, al contrario di quelli dell'automa messo insieme da Robert, non girano in modo fluido. I temi (amore, morte, finzione: la "mezogna" dell'arte cara a Tornatore) sono trattati in modo a dir poco didascalico, con il personaggio di Virgil ("virgin") Oldman graniticamente astuto sul lavoro e inesorabilmente stupido in amore. Anche gli altri personaggi lasciano spesso perplessi: quando Claire dopo aver urtato il piede contro un tavolo non trova di meglio che succhiarsi l'alluce le braccia di più di uno spettatore rischiano di cadere fragorosamente sul pavimento della sala. Non sto a citare tutti i momenti che non convincono, basti questo esempio per dire che la sceneggiatura è stereotipata e non una sola delle riflessioni iniziate trova una soluzione. Impiegare 124 minuti per dire confusamente quello che un mio amico con il dono della sintesi ha definito: "le donne son tutte troie" è davvero troppo. Oltre - immagino - a non essere il vero messaggio che l'autore intendeva comunicare, considerandolo sforzo in termini di mezzi, artisti e budget che ha richiesto La migliore offerta direi che era lecito aspettarsi molto di più.
Tornatore non ha di certo perso il talento registico che tutto il mondo gli riconosce, ma è messo a servizio di un testo superficiale, poco convinto, con personaggi raffazzonati e un finale da dimenticare. Un vero peccato, dal momento nonostante l'ottimo lavoro fatto in tutte le altre parti del film, rende la pellicola inconsistente. Se siete appassionati d'arte o fan di Geoffrey Rush andate a vederlo, in tutti gli altri casi si può passare oltre senza rimpianti.
2013 - La migliore offerta (The best offer) Regia: Giuseppe Tornatore Musiche: Ennio Morricone Fotografia: Fabio Zamarion Scenografia: Maurizio Sabatini Costumi: Maurizio Millenotti
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