Ieri sera sono finalmente riuscita a vedere un film che aspettavo da molti mesi, da quando, la scorsa primavera, mi ritrovai in mezzo alle riprese di La miglior offerta e vidi Geoffrey Rush e Jim Sturgess intrattenersi convivialmente con Giuseppe Tornatore in Piazza Oberdan a Trieste.
Già mi aveva incuriosito il tema del film che tratta di arte che, come si può intuire già dal titolo, rimanda all’affascinante ed aureo mondo delle case d’asta; vedere dal vivo la ripresa di una scena è stato davvero emozionante!
Prima di venire alle mie considerazioni ecco una breve sinossi della storia. Virgili Oldman (Geoffrey Rush)è un celebre esperto d’arte e battitore d’aste, conosciuto in tutto il mondo per la sua professionalità e, soprattutto, per le sue enormi conoscenze nel campo artistico. Ma l’arte per Virgil non è solo un lavoro, è una vera passione, la più grande della sua vita: vive a tal punto per l’arte che non ha mai avuto una donna, fuorché quelle immortalate dal pennello di celebri pittori, ritratti di donne di ogni epoca che custodisce gelosamente appesi alle pareti dell’enorme caveau nel suo appartamento; un’inestimabile collezione frutto della ricerca e dell’acquisto all’asta, non troppo onesto, fatta assieme al suo amico di una vita, il poco talentuoso pittore Billy (Donald Sutherland). Questa morbosa passione per l’arte sarà anche la causa della sua rovina, infatti un giorno viene chiamato da una misteriosa donna, Claire (Sylvia Hoeks), per fare una valutazione della massiccia eredità artistica che i suoi ricchi genitori morti le hanno lasciato in eredità assieme ad una casa quasi fatiscente. In Virgil qualcosa cambia dopo aver conosciuto Claire, o meglio, dopo aver conosciuto la sua voce, giacché per una strana malattia la giovane da dodici anni non si è mai fatta vedere da nessuno. Attratto dal mistero che avvolge la donna e dai strani pezzi di un antichissimo meccanismo che scova per la villa, Virgil intraprende un pericoloso cammino: la curiosità e l’amore per questa donna e per l’arte lo porteranno allo scardinamento di tutte le sue certezze ed alla sua rovina morale.
Venendo alle mie riflessioni sul film devo dire che la pellicola mi ha letteralmente entusiasmato. Gli ingredienti per appassionarmi c’erano tutti, amore, dramma, arte, follia, caduta, tuttavia è la loro combinazione, misurata ed intrigante, ad avermi estasiata: la fortissima tensione emotiva, propria del thriller psicologico, come quella che Tornatore ha portato sullo schermo nel meraviglioso La sconosciuta, tiene con il fiato sospeso e con la speranzosa aspettativa che si parli di salvezza e non di declino. La conturbante passione di Virgil per la giovane e folle Claire intriga ed ossessiona e lo sconvolgimento del personaggio da freddo e maniacale misantropo ad appassionato amante scardina tutte le certezze dello spettatore che vive la metamorfosi con solidale felicità, con l’idea che la speranza di redenzione morale c’è per tutti. Tuttavia l’amore è solo il preludio ad una devastante caduta che porta via tutto a Virgil, le sue sicurezze, i suoi quadri, i suoi amici. Solo l’amore gli resta, un amore malato e ormai perduto, che suscita un tenera compassione. Inutile dire quanto grande è Geoffrey Rush, quanto mitologica è la sua interpretazione, quanto sentito è il suo personaggio: da un artista del suo calibro tutto questo è dato per scontato, ma anche un mostro sacro come lui, e pochi altri ci sono ancora, sa stupire sempre e regalare emozioni inattese.
Ciò che poi ha letteralmente toccato la mia sensibilità è stata l’incredibile resa della passione per il mondo artistico, trasmessa dalle magistrali riprese di un Tornatore in stato di grazia; dal coinvolgente avvicendarsi degli eventi, intrisi tutti di un sapore prezioso come i quadri di Ingres o Tiziano; dalla calibrata scelta delle opere d’arte selezione per riempire non solo il set, ma il cuore di tutti gli spettatori: quadri e sculture fanno sentire la nostra piccolezza difronte all’infinito respiro dell’Arte.
Il labile confine tra il bello dell’originale ed il disgusto per il falso, non solo artistico ma, quanto è peggio, morale, segnano una storia tragicamente realistica e tanto più drammatica perché colpisce i sentimenti e la moralità di un uomo tutto d’un pezzo ormai inesorabilmente sgretolato al cospetto della passione.
«I sentimenti umani sono come le opere d’arte, si possono simulare»