foto di Alfredo Maiullari
Per chi non lo sa, “Milano da bere” è il celebre slogan datato 1985, frutto della mente di un pubblicitario che ha fatto la storia (Marco Mignani, a lui si deve anche lo storico “dieci piani di morbidezza”). L’espressione è divenuta celebre non tanto per aver fatto la fortuna del prodotto all’epoca pubblicizzato, l’Amaro Ramazzotti, ma per essere diventata l’inequivocabile definizione di certi ambienti della Milano anni ’80 dove a farla da padrona erano il lusso, l’arrivismo di imprenditori rampanti, lo sfoggio del benessere che ha preceduto l’Italia pretangentopoli.
Vi starete chiedendo perché allora quel refuso nel titolo. In verità volevo davvero fare riferimento al capoluogo pugliese, la mia terra da cui oggi sono separata per ragioni lavorative. Ok, vi ho ammorbato abbondantemente con la storia della disoccupazione, adesso vi attacco pure il pippone del dolore causato dall’aver trovato il lavoro lontano da casa?
No, quella di cui vorrei rendervi partecipe è semplicemente la visione di una ragazza che a 30 anni per la prima volta fa fagotto e parte lontano dai suoi affetti più cari e… ok sono finita di nuovo nell’autocommiserazione :)
La faccio breve. Quello con la Milano da Bari vorrei diventasse un appuntamento fisso, per quanto possibile, con il racconto delle mie esperienze tragicomiche da barese trapiantata a Milano.
Solo oggi capisco perché si utilizzi il termine “trapiantato”. La distanza forzata è un trapianto, un trapianto a tutti gli affetti. Rinunci a qualcosa di tuo, con cui sei nata e che fa geneticamente parte di te, per accogliere qualcosa di estraneo con cui sei costretto a convivere, che corri il rischio di rigettare, che devi accettare e, per quanto possibile, accogliere.
Ma Milano mi ha accolta e non posso certo negare la mia felicità nell’aver trovato un posto di lavoro che mi piace, dopo tanti affanni, seppur in un posto che casa non è, ma potrebbe cominciare a diventarlo.
La mia casa, quella vera che profuma di famiglia, si trova in un paese di 16mila abitanti che percorrevo a piedi da parte a parte in 30 minuti, adesso sono una su 1milione e 300mila e in 30 minuti a piedi copro meno di un quartiere.
Ma veniamo ai luoghi comuni che invece percorrono 1000 km e non si stancano mai di arrivare dove devono. Tra le frasi più gettonate proferite dai miei conterranei si piazzano ai primi cinque posti della classifica:
1) Copriti bene che lì fa freddo, c’è sempre nebbia, scordati il sole! (‘namo bene!)
2) Vedrai come ti mancherà il mare, ti sentirai proprio soffocare (nei momenti di sconforto alla vigilia della partenza è il top).
3) Ti do il numero di telefono di un mio amico che vive lì, magari vi vedete (la mia rubrica contatti è sensibilmente aumentata, comincio a pensare che gli abitanti del mio paese siano così pochi perché si sono trasferiti tutti qui).
4) Però sulle strisce pedonali ti troverai bene, di solito le auto tendono a far passare i pedoni e si fermano al rosso (e sono soddisfazioni!).
5) Là, una margherita costa 10 euro (non ho ancora capito se la pizza o proprio il fiore).
Sentimentalismi da terrona a parte, tutto sommato questa città non è così male, ma la mia Milano sarà sempre quella da Bari. Sarà una Milano tutta mia, rigorosamente vista mare.
larablogger
C’è anche La Milano da Bari #2 ;)