Gli Stati Uniti hanno rafforzato le sanzioni economiche contro la Russia, vietando le esportazioni di tutti quei prodotti che hanno a che fare con l'alta tecnologia impiegata nel settore della difesa militare.
Inoltre, hanno creato una black-list con diverse aziende, operatori politici e manager del Cremlino, tra cui alcuni principali attori del mercato del petrolio come l'amministratore delegato di Rosneft, Igor Sechin.
Anche se le sanzioni sono state meno dure del previsto, i legami della Rosneft con altre compagnie petrolifere internazionali evidenziano l'importanza della Russia sul mercato del petrolio mondiale. Perciò la domanda che molti osservatori si stanno facendo è: "In una guerra del petrolio tra Russia e Occidente, chi può vincere?"
Secondo un recente rapporto sull'economia globale della ScotiaMcleod, le tensioni tra Russia e Ucraina hanno sostenuto in modo significativo i prezzi del petrolio dal momento che la Russia è il secondo più grande produttore di petrolio al mondo, dietro solo gli Stati Uniti. Se le forniture di petrolio russe venissero interrotte, potrebbero plausibilmente essere sostituiti dalle scorte di greggio degli Stati Uniti, dell'Iraq o della Libia.
Secondo molti analisti le preoccupazioni circa le forniture di petrolio della Russia sono soprattutto psicologiche, poiché i rischi di mancanza di approvvigionamento per l'Occidente sono minimi.
Se invece prendiamo in considerazione le forniture di gas naturale, il discorso cambia completamente. Un arresto dei flussi di gas naturale sarebbe un evento molto preoccupante. Per questo motivo nella black-list statunitense non è stato inserito Alexei Miller, l'amministratore delegato di Gazprom.
Il vero problema sul mercato del petrolio è l'intreccio della Russia con le più importanti aziende internazionali. del settore Per esempio la statunitense ExxonMobil sta investendo in una campagna congiunta con la Rosneft per esplorazioni e progetti nell'Artico, nel Mar Nero ed in Siberia.
Ma la lista di aziende occidentali che hanno fatto grandi investimenti in Russia è molto estesa e comprende le principali multi-nazionali petrolifere occidentali: Total, Royal Dutch Shell, BP. Quest'ultima detiene anche una partecipazione del 19,75% in Rosneft.
Tecnicamente, secondo un funzionario del Tesoro degli Stati Uniti, nella black-list americana è stato inserito l'amministratore delegato di Rosneft, non la società medesima, quindi le aziende possono ancora fare affari con Rosneft.
Il presidente russo Vladimir Putin ha avvertito che se l'atteggiamento ostile dell'Occidente proseguirà, verrà preso in considerazione chi sta a lavorando nei settori chiave dell'economia russa, compresa l'energia. Il presidente russo è ben consapevole che il suo paese detiene una merce di scambio preziosa in termini di riserve petrolifere.
Difficile dire se la Russia ha più bisogno del know-how in termini tecnologici che ancora l'Occidente detiene nel settore petrolifero o se è l'Occidente che ha più bisogno del petrolio russo. Di fatto non è per nulla chiaro quanta pressione gli Stati Uniti e l'Unione Europea potranno veramente imporre all'ex-Unione Sovietica.
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