Urkesh (Foto: i-cias.com)
Urkesh era, un tempo, una importante città del regno Hurrita, considerata la dimora della divinità dei primordi. Poco si sapeva della città e della misteriosa civiltà Hurrita, perché Urkesh venne sepolta dalla sabbia del deserto. Negli anni '80 del secolo scorso gli archeologi scoprirono Tell Mozan, un tumulo che nascondeva i resti di un antico palazzo, di un tempio e di una piazza. Qualche decennio dopo i ricercatori furono in grado di affermare con certezza che il tumulo di Tell Mozan era la perduta città di Urkesh. Il sito copre un'area di 130 ettari.Urkesh si trovava nell'attuale Siria settentrionale, vicino ai confini con la Turchia e l'Iraq. Il suo periodo di massimo splendore lo ebbe tra il 4000 e il 1300 a.C. e fu un importante centro politico e religioso degli Hurriti, situata sulla rotta commerciale tra l'Anatolia e le città della Siria e della Mesopotamia e ben collegata al Mediterraneo e alle montagne dello Zagros, nell'Iran occidentale.
La "Signora degli Inferi" (Foto: Archeologia Voci
del Passato)
Ci sono voluti quasi dieci anni prima che gli archeologi fossero in grado di identificare con certezza Tell Mozan come la perduta città di Urkesh. Gli scavi hanno rivelato la maggior parte di quello che attualmente si conosce dei misteriosi Hurriti. Innanzitutto l'architettura della città, sviluppata con mattoni di fango ma anche con rare strutture in pietra. Gli scavi hanno rivelato anche la presenza, ad Urkesh, di una piazza aperta, di una monumentale rampa di scale ed un passaggio sotterraneo battezzato "il passaggio degli inferi", collegato a rituali religiosi riguardanti il mondo dei defunti.
Il rito necromantico (chiamato "nekyla" in greco) consisteva nell'evocazione dei defunti ai fini della previsione del futuro. La più antica testimonianza di necromanzia si trova nel Libro XI dell'Odissea. La fossa necromantica di Urkesh, il "passaggio agli inferi", risale al III millennio a.C.. Attualmente la sua profondità è di otto metri. La scoperta di questo misterioso ambiente è stata possibile grazie al ritrovamento e allo studio delle ossa di animali, in prevalenza maialini di pochi mesi e piccoli cani.
Un leone di Urkish ed una pietra con un'iscrizione con il testo
hurrita più antico che si conosca (Foto: Wikimedia Commons)
La città ospitava monumentali edifici pubblici, tra i quali un grande tempio ed una terrazza imponente. Il grande palazzo reale, attualmente in corso di scavo, ha restituito una testimonianza scritta che è stata vitale per l'identificazione della città. Molti dei reperti sono stati datati al periodo accadico (2350-2200 a.C.).
A Tell Mozan è stata trovata anche una notevole quantità di sigilli impressi, utilizzati su vasi e cesti. Alcune delle immagini impresse sono state utilizzate anche per sigillare porte di edifici o di singoli magazzini. Circa 150 di questi sigilli contengono anche delle iscrizioni. Sono emerse diverse tavolette cuneiformi, redatte nell'antica lingua accadica e riguardanti soprattutto atti amministravi e testi scolastici.
I documenti scritti e figurati rinvenuti nel grande palazzo reale di Urkesh, oltre a restituire il nome della città, hanno permesso di identificare uno dei suoi sovrani, Tupkish, e la sua regina, Uqnitum. Nei documenti si afferma anche che una delle figlie del re della Mesopotamia viveva stabilmente ad Urkesh dal momento che aveva sposato il re della città.
I primi rilievi e sondaggi nel sito di Tell Mozan si devono a Max Mallowan, marito di Agatha Christie. Scavi veri e propri iniziarono nel 1984 e sono continuati per almeno 17 campagne annuali sotto la direzione di Giorgio Buccellati (UCLA) e di Marilyn Kelly-Buccellati (California State University)