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La moda? Arriva dal Congo!

Creato il 13 marzo 2014 da Arscreativo

La moda? Arriva dal Congo! ARSENALE CREATIVO

Milan0? Parigi? Londra? Forse New York o Tokyo?
Niente da fare. La moda di oggi proviene dal Congo Brazzaville!
Si tratta de “La Societé des Ambianceurs et des Personnes Elégantes “. Conosciuta come La Sape (gli aderenti i sapeurs) è una sottocultura sartoriale congolese, che irrompe sulla scena commerciale degli ultimi mesi grazie al nuovo spot della Guinness.

La famosa fabbrica di birra non solo ha celebrato questa cultura nel suo nuovo spot, ma ha girato un breve documentario a riguardo.

Ma chi sono? Un gruppo di persone umili e raffinate da Brazzaville, capitale della Repubblica del Congo. Come Guinnes riporta: “La loro vita non è definita dalla professione o ricchezza, ma dal rispetto, un codice morale e un’ispirazione estrosa e creativa. Ciò dimostrato attraverso il loro amore del vestire alla moda. La vernice ‘Sapeurs’ con colori, texture e modelli, ma non è il tessuto o il costo dell’abito che conta, è il valore dell’uomo al suo interno. Gli Sapeurs ci mostrano che, mentre nella vita non si possono sempre scegliere le circostanze, si può sempre scegliere chi essere”.

Storicamente parlando, i Sapeurs sono emersi come espressione di disobbedienza civile durante il regime repressivo di Mobutu Sese Seko. Fra il 1960 e il 1970 il “Padre della Nazione” promosse l’authenticité come ideologia ufficiale dello stato dello Zaire per promuovere un senso di identità nazionale a scapito della cultura straniera e tribale.

Gli stili occidentali di abbigliamento (abito, camicia e cravatta) vengono quindi vietati a simboleggiare la rottura con il passato coloniale del paese (quando agli schiavi venivano dati costumi stravaganti ed eleganti dai loro “possessori” europei per farli adattare al loro ambiente di lusso), e gli uomini sono stati costretti a indossare una tunica in stile Mao conosciuto come “abacost”.

Anche se il primo ‘Grand Sapeur ‘ fu André Matsoua, una figura religiosa e politica congolese influente che nel 1922 tornò da Parigi in un elegante abbigliamento francese, la nascita ufficiale del Sapeurs si considera avvenire alla fine del 1960, grazie ad una pop star emergente: Papa Wemba. Costui era conosciuto come La Pape de la Sape e aveva una passione per la moda francese. La sfida di Papa Wemba divenne un gesto simbolico contro la privazione economica e la dittatura politica. Egli fondò il proprio villaggio, con una serie di codici morali, sottolineando elevati standard di pulizia personale, l’igiene e il vestire elegante tra i giovani congolesi, indipendentemente dalle differenze sociali .

Il 24 aprile 1990 Mobutu dichiarò la Terza Repubblica, le apparenti riforme prevedevano fra le altre, la libertà di indossare giacca e cravatta.  Il governo della Repubblica del Congo rimase comunque ostile alla sottocultura, finché il presidente Denis Sassou Nguesso non optò per indossare abitualmente abiti di Yves Saint Laurent.

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Paese protagonista di continue guerre civili e povertà. La forza di questo movimento sta nel tentativo di farlo rivivere, dargli forza , energia e ottimismo , ora che la situazione è più tranquilla e non ci sono vincoli. In questa ostentazione c’è il forte desiderio di essere ciò che vogliono essere e non quello che sono costretti ad essere.
“Only plastic paddies” o ” è davvero questo non l’anticonformismo? ” Penso che siano commenti senza troppo senso. Voglio dire, non si può paragonare la nostra situazione alla loro! Il significato, prima di tutto, e ideologia dietro quest’azione. Forse in Europa è solo “indossare ciò che vuoi”, ma in Congo c’è un’opposizione contro la proibizione, è una reazione, un richiedere ciò che non hanno: la libertà di scegliere . E cosa c’è di sbagliato nel cercare di essere migliore, indossare ciò che ti fa sentire bene? Penso sia il primo tentativo di reazione quando si tenta di trovare la propria indipendenza. Non sono banali materialisti, non chiedono soldi, non sono tristi per la loro vita e … WOW , sono così cool! Persino meglio di mille “fashion blogger”, “fashion victim” o “fashion stylist” … sentono davvero ciò che indossano e usano la loro culturra per creare il loro stile.
Vi sono delle regole in quello che loro considerano non un modo di vestire ma una forma d’arte. Non solo, essi credono fortemente nell’eleganza anche nei modi. “Un sapeur deve avere una buona conoscenza sartoriale. I calzini dovrebbero essere di una certa altezza, possono essere utilizzati in un vestito un massimo di tre colori ed è necessaria una attenzione al dettaglio”. 

Repubblica del Congo - Pointe Noire

Lo sviluppo di questo movimento è certo diventato sempre più “cultura della moda” e “dipendenza dalla moda” piuttosto che “disobbedienza civile” , portando alcune persone ad accettare tutto (prostituzione maschile inclusa) pur di guadagnare soldi e realizzare il loro “fashion dream”. Ma questa è una “dipendenza”, qualcosa di ben noto anche nei “paesi occidentali” .

 

Facciamo cadere le armi, dobbiamo lavorare e vestire con eleganza

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