Romanzo geografico dove la mappa delle emozioni prende forma, pagina dopo pagina, nel territorio a volte insondabile dell’umano. La scrittura di Jhumpa Lahiri fluisce come una marea che riporta sulla spiaggia conchiglie e relitti, rami sbiancati come ossa al sole e spezzoni di reti dalle maglie troppo larghe per contenere la complessità delle relazioni umane. Così la fine della lettura de La moglie mi ha lasciato sospeso in un silenzio pensoso, a meditare sulla bellezza del suo raccontare, soprattutto sulle pieghe non nascoste ma certo misteriose e insondabili del nostro animo che Jhumpa Lahiri riesce a far emergere dalla Storia e dai personaggi.
La scrittrice di origini indiane, che da due anni vive a Roma (leggi qui la sua intervista), ci immerge nell’atmosfera densa e caotica di una Calcutta post coloniale. Qui i due fratelli Subhash e Udayan crescono insieme, inseparabili come due metà di uno stesso universo. Sin da bambini sono l’uno l’opposto e il complemento dell’altro. E tali rimarranno per tutta la vita. Subhash non ha mai dato preoccupazioni ai genitori, studente modello e geniale, vive all’ombra del fratello. Udayan, al contrario, è una testa calda, mette in ansia i genitori, la madre veglia costantemente sul figlio a cui vanno tutte le sue premure. Il padre è un impiegato pubblico, ha lavorato per gli inglesi colonialisti per garantire alla famiglia una vita dignitosa. Ma non sempre le scelte dei genitori sono ben accette ai figli. Tanto meno a un ribelle come Udayan, sempre pronto a sfidare le convenzioni e le secolari tradizioni indiane.
Quando il vento del ’68 prende a soffiare sulle campagne indiane e sino a Calcutta, Udayan rimane affascinato dagli ideali egualitari e anti borghesi del movimento maoista, nato nel lontano villaggio di Naxalbiri. Ben presto inizia a frequentare le riunioni maoiste, tra i suoi libri di fisica compaiono altri testi, critica apertamente il padre per aver preferito subire, piuttosto che ribellarsi al sistema colonialista. Subhash assiste alla nuova piega che la vita del fratello va prendendo. Ascolta i suoi primi infervorati discorsi maoisti. Ma Subhash è un ‘conservatore’ e tutto questo entusiasmo per una rivoluzione della società indiana non lo interessa. Come il padre, non crede che la rivoluzione sia possibile, ama la solidità (apparente) delle regole tradizionali. Il suo unico, sincero interesse è per lo studio.Il rapporto tra i due fratelli conosce momenti di lontananza e di riavvicinamenti, di fughe e ritorni. L’uno sempre più infervorato dalla speranza di rivoluzionare la società indiana, l’altro dalla ricerca di se stesso nel tentativo di affrancarsi dall’ombra di Udayan. La lettera in cui Udayan annuncia al fratello di aver sposato civilmente una giovane studentessa di filosofia annulla all’improvviso le distanze. La moglie si chiama Gauri. Sarà lei a saldare definitivamente il legame tra i fratelli dopo l’inatteso dramma di cui sarà protagonista Udayan.
Affascinata dalla passione e dall’idealismo del marito, Gauri continuerà a vivere nell’ombra del loro amore. Lei, così indipendente, è altrettanto fragile da accettare la compassione del cognato: non si opporrà alla sua proposta di sposarlo e seguirlo in America. Questa le sembra l’unica via di fuga, l’unica possibilità di cambiare vita. Eppure, come spesso accade, Gauri rimane attaccata al passato tanto da non rivelare a nessuno la verità sulla tragica vicenda di Udayan, come in un atto di silenziosa fedeltà. E anche la sua vita sarà un alternarsi di fughe e ritorni, di freddezza e amore tardivo nei confronti di una figlia – Bela – da cui si è allontanata per il peso di ciò che rappresenta e ancor più per l’amarezza di ciò che non potrà più essere.Solo la pazienza, la cura di un uomo come Subhash, capace di assumersi la responsabilità dell’amare e rivelare la verità a Bela, offrirà a Gauri l’occasione di vedere la figlia ormai diventata madre a sua volta. Solo la lucida capacità di Bela di non ripetere il rifiuto della madre lascerà aperta la porta dei loro cuori e terrà viva la possibilità di nuovi incontri quando sarà il tempo.
La moglie di Jhumpa Lahiri, Guanda, 2013