Recensione
Il romanzo è piacevole e scorrevole, probabilmente il migliore fra quelli che ho letto nell'anno corrente. Rispetto a Il triangolo di Rembrandt, romanzo della stessa autrice già recensito su questo sito, La moglie di Van Eyck è a mio avviso da preferire sia per la qualità dell'intreccio, sia per il ritmo, decisamente più sostenuto rispetto al precedente. Definirlo “giallo”, tuttavia, è riduttivo.
In questo romanzo si incrociano infatti due storie. Una è quella che possiamo definire "poliziesca", in quanto le forze dell'ordine cercano l’assassino di un archeologo inglese, il cui cadavere viene trovato nei pressi di uno scavo a Bruges, in Belgio. L’altra, che è corretto definire "storica", è la narrazione di un breve periodo della vita della moglie di Jan Van Eyck, il famoso pittore vissuto a cavallo dei primi del '400, che era al servizio di Filippo il Buono duca di Borgogna con funzioni più complesse di quella di pittore di corte.
Il legame che unisce le due storie è piuttosto labile ed è dato dal fatto che la vittima, l’archeologo George Conway, era ossessionato dalla ricerca dello sportello che rappresenta i Giudici Giusti del Polittico dell’Agnello Mistico, rubato nel 1934 e mai più ritrovato. Il Polittico in questione è considerato uno dei capolavori di Jan Van Eyck.
Il racconto che fa Giacinta Caruso della vita familiare della moglie del pittore è talmente accattivante da surclassare, a mio avviso, la parte poliziesca del romanzo.
Giacinta Caruso disegna un ritratto di Margaretha, questo era il nome della moglie di Van Eyck, molto realistico, quello di una donna piuttosto insoddisfatta di sé e della vita che conduceva. Neanche lei comprendeva bene il motivo di questo suo stato d'animo ma, probabilmente, si sentiva messa in disparte dal marito, troppo impegnato in missioni per conto di Filippo il Buono e dalla sua attività di ritrattista. Margaretha non era bella e aveva anche un carattere un po’ lunatico ma, dal suo racconto, possiamo venire a conoscere uno spaccato di vita del suo tempo, come questa usanza che farebbe inorridire i commensali dei nostri giorni:
A fine pasto, su un enorme vassoio d'argento, erano stati offerti agli ospiti gli stuzzicadenti, ma tanti se n'erano portato dietro uno personale. Margaretha vide il Balivo estrarlo dalla sua folta barba, invece Messere Arnolfini se lo tolse da dietro l'orecchio.Tramite i dipinti di Van Eyck possiamo invece farci una idea dell'abbigliamento di quel tempo, come nel quadro a fianco che raffigura Il fidanzamento degli Arnolfini, ricchi commercianti di origine italiana che avevano la sede dei propri commerci in Borgogna.
Margaretha ammirava la signora Arnolfini per la sua grazia e invidiava i suoi lineamenti delicati. Apprezzava anche i vestiti che indossava, che a noi sembrano premaman, ma anche lei criticava il cappello scelto da Arnolfini per farsi ritrarre, data la grande ampiezza che mal si adattava su un volto tanto magro. Quando Margaretha finalmente ottenne di essere anche lei ritratta dal marito, non rimase contenta del risultato, non perché il quadro fosse brutto, anzi, ma perché il pittore era stato troppo realista, senza alcun malizioso riferimento ai due cornetti che erano una caratteristica dei copricapi femminili dell'epoca.
Il racconto giallo, che si alterna con quello della vita di Margaretha, ha come protagonisti due poliziotti: un ispettore inglese, Damian Travis, e una ispettrice belga, Ingrid Blondeel. Due anni prima si erano conosciuti in occasione della scomparsa dell’archeologo, Conway, quando non si sapeva ancora della sua morte, e fra loro era sorta una relazione. Questa era trapelata per colpa della Blondeel, che non aveva resistito dal rispondere ad una chiamata al cellulare di Damian da parte di Helen, sua moglie. Ne era nato uno scandalo che aveva condizionato la carriera dell'ispettore e aveva causato il suo divorzio dalla moglie. Venuti nuovamente in contatto per proseguire le indagini dopo la scoperta del cadavere dell'archeologo, fra i due ex amanti si viene a creare uno stato di tensione. La donna gli rinfaccia implicitamente che lui abbia considerato la loro relazione solamente un'avventura e se ne sente amareggiata, mentre lui ritiene che lei gli abbia volutamente rovinato la vita. I loro dissapori non favoriscono il dialogo. Fra l’altro i due poliziotti sono in disaccordo sull’impostazione da dare alle indagini stesse, dato il ritrovamento nello stomaco della vittima, durante l’autopsia, di un ciondolo d'oro a forma di montone che rappresenta una onorificenza, chiamata Toson d'oro, creata a suo tempo da Filippo di Borgogna. Il ciondolo era stato poi copiato da una setta di neonazisti che ne avevano fatto il loro simbolo di gruppo. Alla fine i due investigatori, per arrivare alla soluzione del caso, seguiranno strade diverse, non prima, però, che un'altra vittima venga assassinata.
I personaggi risultano ben caratterizzati e le due storie si alternano bene una con l’altra, creando un intreccio complesso e carico di aspettativa. Un romanzo che consiglio anche a coloro che non apprezzano il genere giallo.
Giudizio:
+4stelle+ (e mezza)Dettagli del libro
- Titolo: La moglie di Van Eyck
- Autore: Giacinta Caruso
- Editore: Panesi
- Data di Pubblicazione: 10/02/2016
- Collana: Syn
- ISBN-13: 9788899289362
- Pagine: 229
- Formato - Prezzo: Ebook - Euro 2,99