Magazine Diario personale

La mola

Da Michele Orefice @morefice73

la decisione di venire in Germania a vivere non è stata facile. Mille erano i motivi che abbiamo vagliato prima di spiccare il volo dal nido conosciuto e traslocare. Michele pensava al suo futuro di ingegnere, la sua curiosità innata lo spingeva all’estero. Lui aveva già viaggiato tanto in passato. Aveva visto tanti paesi grazie al suo lavoro. Aveva volato miglia e miglia sui cieli di tutto il mondo. Aveva immortalato nelle proprie retine i colori dei tramonti e delle albe che si ripetono sempre diverse negli angoli della terra, Anche io aveva viaggiato con la mia famiglia e poi con mio marito. Ho ancora nel naso il profumo dell’aria nel deserto in Egitto. Il colore del cielo e del mare nell’isola delle Muieres in Messico. E l’elenco potrebbe andare avanti per ore. La Germania rappresentava la possibilità di estendere e condividere con i nostri figli questa nostra passione per i viaggi e per la scoperta di terre e popoli diversi dal nostro. Un paese da scoprire, la sua cultura e una lingua da imparare. Io pensavo ai miei bambini che sarebbero cresciuti sapendo due lingue, due culture, due mentalità. Pensavo che sarebbero stati facilitati nella ricerca di un lavoro un domani e abituati a spostarsi e a viaggiare. Pensavamo tante cose belle. Progettavamo e avevamo fretta di correre, di fare.

Che è successo? Mi ha sorpreso leggere un commento di mio marito in un post di un altro. Mi sono accorta che siamo cambiati insieme e per fortuna abbiamo preso la stessa direzione, anche a nostra insaputa. Ho letto queste testuali parole: “ho visto mezzo mondo e nell’altra metà mi sembra di esserci già stato e comunque non ho più voglia di andarci”

Ci sono fatti della vita che ci cambiano dal di dentro. Ci sono cose di fronte alle quali non si può rimanere indifferenti o non mettersi in discussione. La vita insegna che non è dove sei che è importante, ma è quello che fai della tua vita che è determinante. Viaggiare mi ha insegnato molto, ha aperto la mia mente alle infinite possibilità che l’uomo ha di fronte. Ma è stato L’incontro con Lui che ha reso colorato il mio universo, che ha dato un senso al mio peregrinare, ai miei viaggi, alle conoscenze che per strada ho fatto. Mi ha liberato dalla macina alla quale mi ero inconsapevolmente legata e mi ha fatto diventare libera. Non è una esperienza che si possa descrivere a parole, ma chi ci conosce credo che lo percepisca. Quando trovi Lui, riesci a dare il giusto posto alle cose. Vivere una vita per accaparrare esperienze, ricordi, souvenir non basta. Ho comprato io stessa così tanti oggetti in tutto il mondo che ora sono ricoperti di polvere in garage e che mi hanno dato un’emozione di pochi secondi e nulla più. Tutto ciò non basta alla nostra anima, non ci rende felici. Ma bisogna avere il coraggio e la fortuna di staccarci dalla mola a cui l’immanenza terrosa ci tiene legati. Non dico che non sia bello, viaggiare e conoscere, ma solo se vediamo il mondo come l’esternazione della creazione buona di Dio, diventa meraviglioso e acquista senso tutto. E allora, e solo allora, vediamo per la prima volta con occhi veri le città, i villaggi e le creature che vi abitano e le meraviglie che riescono a costruire e inventare..

Girando attorno a una mola un asino fece cento miglia; quando fu sciolto si trovò ancora allo stesso posto. Certi uomini camminano molto, ma non arrivano mai da nessuna parte; quando per loro giunge la sera non vedono né città né villaggio né creazione né natura né forza né angelo. Miserabili, hanno sofferto invano (Vangelo di Filippo, 63, 10 – 20)


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