Uno dei più estesi boschi planiziali abruzzesi. Area ricchissima di flora e fauna protetta, tra cui la splendida Ghiandaia marina
Il Bosco della Fascia. Come dice il nome, è una stretta e lunga striscia di bosco planiziale che si estende lungo la vallata del torrente Monnola, tra i comuni di Celenza sul Trigno, Palmoli e Tufillo, nella parte meridionale della provincia di Chieti, al confine con il Molise.
L’area è facilmente raggiungibile dalla SS Trignina, uscita Palmoli. percorsi circa 2 km occorre svoltare a sinistra, seguendo le indicazioni stradali in direzione di Carunchio. Poco dopo si incontra il piccolo ponte sul torrente Monnola. Sulla sinistra c’è uno spiazzo per lasciare l’auto. Il bosco, pianeggiante, si estende in lunghezza per circa 1,5 km e per alcune centinaia di metri in larghezza lungo l’alveo del torrente Monnola, fino al Trigno.
La Monnola (o Mondola), è un affluente di sinistra del fiume Trigno. Nasce fra il Colle Civitella (m 868) e il Colle Casale (m 725). Lungo in totale 10 km, affluisce nel fiume Trigno in territorio di Tufillo. Ha regime torrentizio. Durante il periodo invernale e primaverile, a seguito di forti piogge, può avere una portata considerevole. Nel periodo estivo restano poche pozze d’acqua nei punti più profondi e ombrosi. In Primavera e in Estate è possibile effettuare interessanti escursioni naturalistiche, percorrendo la strada sterrata che costeggia il torrente oppure l’alveo disseccato del torrente.
Il Gladiolo dei campi (Gladiolus italicus). Un tempo comune, sta diventando raro a causa dei diserbanti
La vegetazione del Bosco della Fascia è prevalentemente costituita da cerro, pioppo bianco, salici, frassino meridionale e altre essenze tipiche della vegetazione ripariale. Di particolare interesse è la flora dei campi coltivati e delle radure che circondano l’area boscata. Qui vegetano specie divenute rare a causa dei diserbanti, tra cui il Fiore d’Adone, il Gladiolo italico, varie specie di orchidee. Nelle vicinanze, in una boscaglia a roverella in località Chiancate, è presente anche il raro Giaggiolo meridionale (Iris collina), di cui l’area rappresenta una delle poche stazioni di vegetazione note in Abruzzo.
Aurelio Manzi, nel suo importate testo del 2012 Storia dell’Ambiente nell’Appennino Centrale, scrive che in Abruzzo “Il lembo di bosco planiziale di maggiore superficie si localizza alla confluenza del torrente Monnola con il Trigno, tra Tufillo e Celenza”. Si tratta, dunque, di un’area di grande valenza naturalistica, attualmente purtroppo senza tutela. Per la sua valenza naturalistica tutta l’area andrebbe urgentemente ricompresa nel vicino Sito di Interesse Comunitario Monti Frentani – Fiume Treste. Infatti, il torrente Monnola e il bosco della Fascia e di Collerotondo rappresentano il collegamento naturale tra il SIC Fiume Trigno e il SIC Monti Frentani-Fiume Treste. Un corridoio ecologico di fondamentale importanza per le straordinarie specie faunistiche presenti.
Infatti, nella vallata della Monnola è possibile osservare notevoli specie di uccelli, particolarmente protette, quali il Nibbio bruno, il Nibbio reale, la Poiana, il Gheppio, il Lodolaio, le Albanelle, e varie specie di rapaci notturni. Sono presenti anche il Rigogolo, varie specie di picchio, una grande colonia di Gruccione, l’Upupa, il rarissimo Occhione, il Succiacapre e varie specie di Passeriformi che, soprattutto in inverno, svernano in abbondanza in quest’area.
La rara Ghiandaia marina in Abruzzo nidifica esclusivamente nel vastese, tra il Trigno e il Sinello
Sicuramente, tra gli Uccelli la specie che merita la massima attenzione e tutela è la magnifica Ghiandaia marina, probabilmente la specie più bella dell’ornitofauna europea. La nidificazione di questa eccezionale specie nel territorio della Monnola è accertata da diversi anni (osserv. pers.). Nidifica nelle cavità di vecchi alberi e nelle masserie abbandonate. In Abruzzo la Ghiandaia marina è rarissima: è presente con pochissime coppie esclusivamente nel territorio tra il Trigno, il Treste ed il Sinello. Dunque la valle della Monnola è uno dei pochi luoghi abruzzesi dove la specie, visitatrice estiva dall’Africa sub-sahariana, nidifica con regolarità. E’ una specie particolarmente protetta dalla normativa europea, con lo status di “prossimo alla minaccia”. In Italia sono presenti in totale meno di 500 coppie di Ghiandaia marina. La specie è in continua rarefazione a causa dell’uso intensivo di pesticidi che uccidono gli insetti di grandi dimensioni di cui si nutre e della sparizione dei vecchi manufatti e dei vecchi alberi in cui nidifica. Perciò la sua presenza è di grande rilevanza e richiede la massima tutela.
E’ semplicemente vergognoso che attualmente la tutela della Ghiandaia marina, stabilita dalle leggi dell’Unione Europea, nel vastese – unica area di nidificazione in Abruzzo – non venga garantita da nessuno specifico strumento legislativo quale, ad esempio, l’istituzione di un’oasi di protezione naturalistica. La Regione Abruzzo andrebbe sottoposta ad una procedura d’infrazione per violazione della Direttiva Habitat e della Direttiva Uccelli.
Numerosi sono anche i Mammiferi: capriolo, cinghiale, volpe, donnola, puzzola, tasso, lepre, riccio, moscardino, ghiro e vari Chirotteri. Naturalmente sono presenti anche molte specie di rettili ed anfibi.
Bosco di Collerotondo. Estesa area forestale tra Celenza sul Trigno e Carunchio (CH)
Il Bosco di Collerotondo. Si raggiunge proseguendo lungo la stessa strada del bosco della Fascia, sempre in direzione Carunchio. Dopo 1,5 km dalla Fascia, sulla sinistra, è visibile una grande area forestale: il bosco di Collerotondo.
Dalla strada asfaltata, il bosco si raggiunge percorrendo una strada sterrata per circa 700 m. Il bosco di Collerotondo si estende per circa 200 ettari tra il territorio di Celenza sul Trigno e Carunchio. Il bosco è la naturale prosecuzione del bosco dal Colle della Carunchina verso la Valle del Trigno. Sul lato destro il bosco è attraversato anch’esso dal torrente Monnola.
L’antica Masseria di don Nicola Castelli, nel bosco di Collerotondo a Carunchio (CH)
Il bosco di Collerotondo è costituito da una interessante cerreta d’alto fusto, purtroppo in gran parte governata a ceduo. Nel bosco sono presenti significative presenze di Frassino meridionale, varie specie di acero, Ciavardello, carpino nero e bianco, Maggiociondolo, salici e varie altre specie.
Molto ricco è anche il sottobosco, con estese formazioni a Pungitopo, Corniolo, Cicerchia veneta, Primule, Campanule, Euforbia delle faggete, Luppolo e numerose altre piante che meritano attento studio.
All’interno del bosco è presente il più vasto noccioleto (Corylus avellana) del vastese. Il noccioleto di Carunchio, il cui impianto artificiale è stato effettuato decenni fa dalla forestale, purtroppo è in stato di abbandono. Le nocciole sono una fonte trofica di grande importanza per le numerose specie animali presenti.
Ai margini del noccioleto è possibile ammirare anche un grande casolare abbandonato, la Masseria Castelli. Il casolare è una dei più grandi tra quelli costruiti dall’ antica e nobile famiglia di Carunchio di cui Don Nicola Castelli, fino alla fine degli anni ’40, è stato l’ultimo discendente attivo. I Castelli abitavano nel bellissimo palazzo fortificato a Carunchio, ridotto purtroppo a rudere. La famiglia Castelli possedeva anche, in località Cerreto, non lontano da Carunchio una magnifica tenuta, circondata da alberi secolari.
Seminativi arborati del vastese. Questo interessante tipo di paesaggio rurale, in particolare a Palmoli, è tra i meglio conservati in Abruzzo
Degni di nota sono anche tutti gli altri casolari di campagna (le masserie) che si incontrano lungo la strada per Carunchio.
Di grande interesse, infine, risulta essere tutto il paesaggio rurale, di cui i ben conservati seminativi arborati e le estese siepi arbustive rappresentano la principale caratteristica. Aurelio Manzi in Storia dell’ambiente nell’Appennino Centrale sostiene che i seminativi arborati del Medio e Alto Vastese, in particolare di Palmoli, sono tra i meglio conservati in Abruzzo. I seminativi arborati sono campi coltivati sovente a grano in cui al centro campeggiano grandi e solitari esemplari di roverella, sorbo domestico, noci o altre specie. I grandi alberi non venivano tagliati in quanto servivano per fare ombra in estate quando si mieteva o per alimentare gli animali domestici.
Questo tipo di paesaggio è quasi ovunque scomparso, soppiantato dalle monocolture e dai seminativi nudi e minacciato da campi di pannelli solari fotovoltaici.
Rappresentano, invece, un grandissimo patrimonio storico-culturale ed economico da salvaguardare con la massima cura. Se solo amministratori locali e residenti prendessero coscienza dell’incredibile biodiversità che li circonda…
Articolo di: Ivan Serafini