L'idea per questo post mi viene direttamente da quello precedente, e dal dibattito ad esso collegato, che mi hanno spinto ad una riflessione assai più generale su un particolare atteggiamento rispetto alla morale, che io chiamo quello "immoralista". Direi che se è vero che l'articolo precedente mi ha stimolato la riflessione, questo articolo è piuttosto continuazione e integrazione di quest'altro.
Per me immoralismo è quell'insieme di atteggiamenti rispetto alla morale che negano ad essa qualsiasi valore guida; l'immoralismo è l'atteggiamento di chi non riconosce niente che possa assumere il nome di "morale", nessuna autorità per l'immoralista è qualcosa di legittimato, neanche quelle della ragione.
Poiché gli animalisti possono difendere filosoficamente le proprie posizioni soltanto in un background di realismo morale, ammetto di essere stato preso lievemente in contropiede dalla svolta immoralista dell'autrice con cui dibattevo: i realisti morali li mangio a colazione, ma con gli immoralisti è diverso, poiché essi non riconoscono argomenti morali. Avere a che fare con un immoralista riduce grandemente la gamma di argomenti utilizzabili per una discussione sul dover-essere, anzi, diciamolo, la annulla; con l'immoralista è possibile solo lo scontro.
Eppure io non temo particolarmente chi si dichiara "immoralista". Sia perché sono un po' immoralista anche io, che sono un relativista etico estremista, e sia perché dichiararsi immoralista è un gesto incredibilmente onesto, e che quindi scarica via tutta quella forza persuasiva che solo una buona menzogna possiede.
Sostanzialmente, nel momento in cui io dica "non sono animalista perché amo la carne", è vero che da un lato spiazzo il mio interlocutore, che non può avere una risposta ad un (non)argomento così, ma è anche vero che dall'altro chi ho davanti sa perfettamente con chi sta parlando, ce l'ha nudo davanti a sé. Identico è il caso in cui l'interesse di cui si parla sia non palesemente centrato sull'individuo: "io voglio proteggere i gatti perché amo i gatti" è un argomento centrato su di me; non c'è una necessità universale di tutelare i gatti, e ciò non di meno io porto avanti stolidamente la difesa dei gatti con ogni mezzo. Nessuna aspirazione umanitaria, nessuna copertura, razionalizzazione, o inganno: hai di fronte qualcuno con un interesse personale da portare avanti, semplice e cristallino.
E in un mondo in cui effettivamente è vero che, al nocciolo, tutto ciò che conta sono interessi in lotta, l'unica cosa che distingue una persona con cui fa piacere avere a che fare e una con cui non può far piacere avere a che fare è proprio l'onestà; si tratta, in effetti, del valore cui io più che a tutti do importanza.
I due famosi grandi immoralisti della storia della filosofia sono Stirner e Nietzsche, di cui ho già scritto proprio riguardo alle analogie e differenze nei rispettivi modi di rapportarsi alla morale. Direi che fra i due, il più immoralista è senza dubbio Stirner: bandito, odiato, censurato, svilito da generazioni su generazioni di filosofi sulla base per lo più di critiche pretestuose. Di lui si dice che rispetto a Nietzsche era più maleducato. Se dovessi individuare una ragione di questa disistima, non farei che ripetere quanto ho già scritto: contro Stirner da un lato c'è il confronto con l'astuzia di sofistica di Marx, e dall'altro quello con Nietzsche, che nella sua educazione, nella sua raffinatezza, custodisce una goccia di veleno morale, la sua estetica dei valori vitali.
Io amo di più Stirner, proprio perché in lui non c'è il veleno morale. Certo, senza veleno non uccidi nessuno, e infatti non c'è sangue sulle mani di Stirner. A Nietzsche si sono ispirati i nazisti, non a Stirner.
Chi è Stirner? Stirner è colui che onora solo se stesso, i propri desideri, i propri scopi, è l'uomo egoista. Eppure Stirner è quello di cui Schmitt disse:
A considerarlo nell'insieme, Stirner è orribile, sguaiato, millantatore, smargiasso, un goliarda, uno studente degenerato, uno zotico, un egomane, evidentemente uno psicopatico grave. Uno che a voce alta e sgradevole va gracchiando: "Io sono io, nulla mi importa oltre me stesso".[...] In questo momento Max è l'unico che mi fa visita nella mia cella. Questo, da parte di un egoista rabbioso, mi commuove profondamente.
Stupisce? Non credo. Supponiamo che io sia un egoista sfrenato e rabbioso, e un egoista di intelletto brillante. Andrei mai a raccontare in giro di essere egoista, e in modo così volgare e rabbioso come Stirner? Chiaramente no. Stirner non era una persona particolarmente egoista; era una persona che, forse per puro istinto, forse per carattere o chissà perché, non riusciva o non voleva nascondere il proprio limitato egoismo. Questo per me non è un difetto, è un valore. È l'onestà.
Un onesto non fa paura, se non ai disonesti; e la storia della filosofia trabocca di disonestà, non tanto quella contro il lettore (che pure esiste), ma quella ancora peggiore con cui i pensatori si ingannano da sé, prima di trascinare altri nell'inganno.
Stirner è maleducato. Coerentemente con la sua dottrina, non regala il proprio rispetto a nessuno, non ha orpelli, non ha maschere. È un egoista sfrenato e rabbioso, ma te lo dice, e quindi sai come comportarti quando ce l'hai davanti. E poi, diciamoci la verità, non è neanche così egoista ...
Nietzsche invece può incantare con la sua mente fulgida e brillante, con il suo stile straordinario e raffinato, con le sue profonde analisi: ma finito un libro di Nietzsche, siete di sicuri di averlo conosciuto, di potervi fidare di lui? Personalmente no, ho l'impressione che mi abbia tenuto nascosto qualcosa, che abbia costruito un'immagine, una mitologia, un gran bel vestito ... Nietzsche non è nudo. Per questo piace. Per questo è pericoloso. Per questo mi suscita sospetti. E tuttavia ancora Nietzsche è abbastanza onesto (o furbo) da metterti in guardia, ancora ti ricorda che lui è un immoralista.
Cosa fare con chi non ti onora neanche di questo caveat? Il vero pericolo, il veleno filosofico, è il moralismo, il disinteresse simulato di chi nasconde il proprio obbiettivo. E l'aspetto peggiore degli immoralisti mascherati, è che spesso non si riconoscono neanche da soli: si guardano allo specchio e non si sentono immoralisti, non si sentono egoisti; spesso si sentono dei realisti morali, spesso passano da scienziati, da pensatori indipendenti, da animi nobili e disinteressati. In realtà ossequiano solo il proprio stesso monumento, con tale assorbimento da non essere capaci neanche di riconoscere che lo stanno facendo.
Se volete farvi descrivere come si comporta un immoralista, leggete Stirner; ma non leggetelo se volete vedere un immoralista all'opera, perché un immoralista all'opera non si smaschera mai platealmente come tale.
Se volete riconoscerne uno, un buon metodo è tener conto del fatto che si presenta come moralista, ovvero come sostenitore della morale. Ma se volete vederne uno all'opera al picco della propria consapevolezza, per me non c'è che Marx come esempio. Quando Marx ti avvelena col moralismo, non te ne accorgi facilmente, avverti solo il senso di torpore e deresponsabilizzazione personale che tutti i moralisti avvertono, e ciò nonostante non ti rendi conto che ti stai drogando dello stesso farmaco dei preti. Se lo conosci, leggerlo è un vaccino, perché io dico che è probabilmente l'immoralista più raffinato della storia.
Ma non leggete Stirner aspettandovi di avere davanti un immoralista al massimo di forza e consapevolezza. Non lo è. Per questo lo stimo.
Ossequi.