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La morte di kennedy e della nuova frontiera

Creato il 22 novembre 2012 da Postpopuli @PostPopuli

di Emiliano Morozzi

“Nuova frontiera”: questo fu il motto della campagna presidenziale di John Fitzgerald Kennedy, candidato alle presidenziali Usa per il partito democratico: un’idea di rinnovamento che stregò molti, anche al di fuori degli Stati Uniti, un sogno che fu spezzato il 22 novembre 1963 da quattro colpi di fucile sparati da Lee Harvey Oswald. Nel 1960, il giovane senatore democratico si presentò alle elezioni con un programma innovatore sia in politica estera che soprattutto in politica interna: “Ci troviamo oggi alle soglie di una nuova frontiera, la frontiera degli anni sessanta. Non è una frontiera che assicuri promesse, ma soltanto sfide, ricca di sconosciute occasioni, ma anche di pericoli, di incompiute speranze e di minacce” disse alla Convenzione Democratica di Los Angeles, e il suo piano di riforme gli garantì l’appoggio delle classi meno abbienti.

LA MORTE DI KENNEDY E DELLA NUOVA FRONTIERA

Kennedy poco prima della morte (chelseamia.corriere.it)

Salito alla presidenza con uno scarto minimo di voti, il nuovo presidente portò avanti il proprio progetto politico approvando una serie di leggi che erano volte a combattere la povertà e la disoccupazione, e a garantire a tutte le componenti della popolazione parità di diritti civili: la parità tra uomo e donna in primis e l’abolizione della segregazione razziale poi. Kennedy e la propria famiglia divennero delle icone, ma la figura brillante del senatore del Massachussets era anche oscurata da molte zone d’ombra. Il padre aveva legami molto stretti con i magnati del petrolio e con grossi gruppi industriali, e il controverso senatore McCarthy era un amico di famiglia. Il senatore Kennedy, prima di salire alla Casa Bianca, aveva sì votato il Civil Rights Act, ma anche un emendamento che di fatto ne diminuiva di molto l’efficacia, per non perdere l’appoggio di quegli esponenti del suo stesso partito che erano favorevoli alla segregazione razziale. Per lo stesso motivo, dopo avere sostenuto le posizioni dei movimenti per i diritti civili durante la campagna elettorale, una volta insediato alla Casa Bianca affrontò la questione in maniera molto più tiepida, per non mettersi contro il Congresso dominato in quel momento da senatori democratici del Sud.

In politica estera, Kennedy agì nel solco dei propri predecessori e lo scontro con l’Unione Sovietica si acuì fino ad arrivare quasi sull’orlo di un olocausto nucleare. In quegli anni la CIA si rese protagonista di vicende torbide e sicuramente poco in linea con le intenzioni presidenziali, come lo sbarco alla Baia dei Porci, nel tentativo di soffocare la rivoluzione cubana e riportare al potere i fedeli del dittatore Batista, mentre l’invio di consiglieri militari in funzione anticomunista nel Vietnam del Sud diventava sempre più massiccio.

Anche nell’ambito della vita privata, l’immagine di famiglia modello, celebrata da tutte le riviste patinate dell’epoca, rischiò di crollare per mano di quella che all’epoca era una delle donne più desiderate del mondo: Marilyn Monroe. Amante sia del futuro presidente che del fratello Bob, morì in circostanze misteriose nel 1962, e non sono pochi a dubitare che dietro quella morte ci sia la mano dei due fratelli Kennedy, che avrebbero potuto vedere la propria carriera politica compromessa se la relazione adulterina con l’attrice fosse venuta alla luce.

Il mito della “Nuova Frontiera” aveva dunque molte zone d’ombra, ma riuscì ugualmente a stregare un’intera generazione e a cambiare profondamente la società degli Stati Uniti: fu un sogno di breve durata, che finì con la morte di Kennedy, il 22 Novembre 1963.


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