E’ con vero piacere che accogliamo uno scritto dell’amica e scrittrice genovese Marina Salucci, autrice di romanzi e racconti. L’argomento può sembrare scomodo eppure Marina, grazie al tasto dell’ironia, riesce a portarci lontano con il suo sorriso di penna.
Il mese di novembre, per i Celti, era magico e mistico. La luce che lentamente diminuisce, la natura che si addormenta, la paura della morte del Sole, induceva a credere che il mondo dei vivi e quello dei morti perdessero i loro confini, e che si mescolassero, anche se per poco. Forse da questo l’usanza di accendere lumi, per favorire questo passaggio, per illuminare un dolce mistero. Anche per noi le ricorrenze dei Santi e dei Defunti erano qualcosa di introspettivo, di misterioso, di spirituale. Erano…
Ora la morte non va più di moda, e la decenza anche. Durante il sabba-usaegetta di Halloween ho visto genitori vestiti miseramente da mortecicche che aizzavano i loro figli ad andare a prendere (il verbo era questo) la mercanzia dai negozi. Vai, vai, prendi, fatti dare qualcosa. Nella più totale inconsapevolezza abbiamo lasciato che una carnevalata si sovrapponesse al momento più intimo dell’anno. Quello in cui si ci guarda dentro, quello in cui il silenzio aiuta. A ripartire, a rigenerarsi, secondo i cicli della natura, che sono anche i nostri.
Mi ha raccontato un farmacista di essersela vista brutta con i ragazzini che entravano schiamazzanti, rigorosamente accompagnati dai genitori, per chiedere il loro dovuto.
La prossima volta preparo le supposte…
Spero tanto che lo faccia. (Marina Salucci)