Accostare o sbocciare? Nella vita come nel curling
Opera prima di Claudio Amendola, La mossa del pinguino è un prodotto simpatico, ma niente di più. Una pellicola che esibisce un protagonista con la voglia di sognare e un “improbabile manipolo di eroi”.
2006. Bruno, sposato con Eva e padre di Yuri, si barcamena tra il bar e un notturno lavoretto part-time al Museo, insieme all’amico di sempre Salvatore. Sull’orlo della bancarotta e prossimo allo sfratto, Bruno partorisce un’idea sensazionale: partecipare alle successive Olimpiadi di Torino formando una squadra di curling.
Il curling questo sconosciuto. O perlomeno fino a qualche anno fa, non quando divenne disciplina olimpica (nel 1998), ma quando Torino ospitò le Olimpiadi invernali (2006). Ed è da qui che inizia la vicenda che coinvolge Bruno (disoccupato incallito e promotore di fantasiosi progetti), Salvatore (migliore amico di Bruno), Ottavio (uno scontroso vigile urbano in pensione) e Neno (giocatore di “boccette” da bar e inguaribile bugiardo). Quattro perdenti che vivono il sogno di andare alle Olimpiadi, tra difficoltà economiche e allenamenti improvvisati. Il risultato è un film, che guarda alla commedia classica (che mischia divertimento e drammaticità), ma anche a opere che già hanno disegnato un gruppo di perdenti (Full Monty) e che hanno messo in scena imprese apparentemente irrealizzabili (Cool Runnings – Quattro sotto zero). Se a questi temi si aggiunge la difficoltà dei protagonisti di prendere di petto la vita, la tendenza a non riuscire a farsi carico delle responsabilità e lo stereotipo dell’uomo eterno Peter Pan, il gioco è fatto. Difatti La mossa del pinguino è una pellicola che tocca tanti argomenti (senza affrontarne uno in profondità), ponendo il tutto dietro il rinforzato muro dell’intrattenimento e dell’ilarità.
In sostanza si assiste a un film simpatico, recitato sufficientemente bene, ma senza la pretesa di farsi introspettivo. Contrappuntato da numerosi momenti “cuore a cuore” e da alcuni scambi di battuta ironici, La mossa del pinguino usa il curling come pretesto narrativo per andare da tutt’altra parte. Evitando evidenti cadute di stile, ma non riuscendo a sostenere il ritmo della comicità classica, il film diretto da Amendola si ferma a metà strada tra la pellicola d’intrattenimento e l’epica (e improbabile) impresa di un gruppo di sognatori, che imparano a “crescere” nella vita grazie al lavoro di squadra.
Uscita al cinema: 6 marzo 2014
Voto: **1/2