Come si può creare motivazione? Quando si deve farlo?
La questione è semplice solo apparentemente. Spesso non si tratta solo di motivare qualcuno a fare qualcosa. L’obiettivo è spesso anche spingere ad essere, a diventare.
Un leader – pensiamo ad esempio a personaggi come Gandhi o Martin Luther King, che hanno agito sulle coscienze di interi popoli – è capace, con la sua sola presenza, di diventare un’ispirazione per moltissime persone.
Come funziona la motivazione? Quali sono i tasti da sfiorare per motivare qualcuno e farlo diventare il migliore se stesso?
La motivazione come gerarchia di bisogni
E’ stato detto e scritto tanto sui comportamenti degli individui, sia singoli che inseriti in gruppo, e su ciò che li spinge ad agire. Pensiamo alla piramide di Maslow, che stabilisce una gerarchia di bisogni.
Partendo dal livello più basso, occupato dalle necessità fisiologiche, la tensione è a indirizzata a colmare via via le pulsioni e salire verso la punta della piramide, rappresentata dai bisogni di autorealizzazione.Quanto davvero funziona una tassonomia come quella di Maslow nella definizione dell’animo umano?
Teniamo conto del fatto che su questa rappresentazione è nata e cresciuta un’intera economia e si sono sviluppate tecniche di vendita e di marketing. Quanta autorevolezza, quanta stratificazione, quanta variabilità esiste in gruppi umani che ubbidiscono inconsciamente ad alcune leggi non definite da proprie decisioni interne e che sviluppano comportamenti replicati e controllati?
L’emozione e la motivazione
Nella motivazione è certo il ruolo giocato dalle emozioni. E’ desiderabile, per l’individuo, proprio ciò che è in grado di far nascere un’emozione positiva, una sensazione di benessere, di completezza.
Nell’articolo di chiusura del numero di ottobre di Harvard Business Review, Marco Granelli dice: “Quello che cerchiamo è uno stato d’animo”. Con l’acquisto di un oggetto qualsiasi, non accontentiamo solo l’istinto di possesso: “Ci piace colpire, lasciare il segno, farci ricordare, darci un senso. […] Abbiamo bisogno dell’altro, necessitiamo della sua approvazione, del suo bisogno di rassicurazione.”
Ecco perché, per motivare, è necessario entrare in empatia con l’interlocutore, accostarsi con rispetto alla sua necessità di essere approvato ed appoggiato. E’ fondamentale accogliere la sua umanità, trasmettere la passione e dimostrare che il leader non è il manipolatore o il lusingatore, ma chi si “sporca le mani” con il duro lavoro.
Allo stesso tempo, chi motiva deve instillare costantemente la goccia della passione, della positività, dell’energia fattiva e creatrice.
La motivazione e l’intelligenza emotiva
La competenza emotiva vuole che noi stessi impariamo a riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri e che reagiamo ad essi in maniera appropriata, “applicando in modo efficace l’informazione e l’energia delle emozioni alla nostra vita ed al nostro lavoro di tutti i giorni, ma resistendo alla tentazione di utilizzarle a scopi manipolativi” (citazione da Cooper e Sawaf, “Emotional Intelligence in Leadership and Organizations”)Essere intelligenti emotivamente è una delle caratteristiche più importanti per agire sulla motivazione, perché significa:
- essere capaci di vivere e comunicare in modo etico – quindi senza manipolazione
- lavorare su emozioni e sensazioni già presenti, desideri già vivi e non da far nascere per colmare bisogni fittizi, creati ad arte solo per vendere il prodotto.
Motivare, quindi, significa creare passione, emozione, visione positiva ed energia di volontà con competenza emotiva e rispetto umano. Si delineano così una precisa strada personale ed una chiara visione di se stessi come motivatori responsabili.