Cari lettori, qui di seguito la mia rubrica “MilleOrienti” pubblicata sul numero di ottobre 2011 del mensile Yoga Journal. Attendo le vostre opinioni, buona lettura.
Ognuno di noi si è posto il problema di darsi una giusta motivazione, sia per superare le avversità della vita sia semplicemente per migliorare la propria condizione. Una questione importante, la motivazione, che è legata a due temi altrettanto significativi: quello del “controllo” e quello dello “scopo”.
Occidente e Oriente concepiscono la resistenza alle avversità in modi opposti: il primo persegue il controllo della realtà, il se
L’importante è dunque avere un’attitudine flessibile: far fronte alla realtà senza opporci ad essa. Un’attitudine che ci servirà per identificare i nostri scopi trovando la giusta motivazione.
Secondo il Buddhismo, lo scopo del meditante è raggiungere l’illuminazione e diventare un Buddha. Eppure un koan Zen dice: «Se incontri il Buddha uccidilo». Significa che non si deve cadere nella trappola dell’attaccamento allo scopo, perché l’eccessivo attaccamento – alla realtà, ai bisogni, ai desideri, alle mete, foss’anche quella di diventare un Buddha – è il contrario della via che può (“può”, non “deve”) portare all’illuminazione.
Il controllo di sé e la capacità di non identificarsi con falsi scopi sono dunque due elementi fondamentali per darsi una giusta motivazione nella vita. Accanto ad essi c’è un terzo elemento: l’arte della speranza. Che consiste nella capacità di rappresentare gli eventi negativi come limitati e temporanei, non definitivi. Meditando su questi tre elementi possiamo trovare la giusta motivazione per noi stessi, per il nostro viaggio. Senza dimenticare, naturalmente, che la cosa importante del viaggio non è la meta, ma il viaggio in sè.