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He, whose long wall the wand'ring Tartar bounds...
Dunciad, II, 76
Lessi, giorni addietro, che l'uomo che ordinò l'edificazione della quasi infinita muraglia cinese fu quel Primo Imperatore, Shih Huang Ti, che dispose anche che venissero dati alle fiamme tutti i libri scritti prima di lui. Il fatto che le due vaste imprese - le cinque o seicento leghe di pietra opposte ai barbari, la rigorosa abolizione della storia, cioè del passato - procedessero da una persona e fossero in certo modo i suoi attributi, inesplicabilmente mi soddisfece e, al tempo stesso, m'inquietò. Indagare le ragioni di quell'emozione è il fine di questa nota.
Storicamente, nessun mistero si cela nelle due misure. Contemporaneo delle guerre di Annibale, Shih Huang Ti, re di Tsin, ridusse in suo potere i Sei Regni e annientò il sistema feudale; eresse la muraglia, perché le muraglie servivano di difesa; bruciò i libri, perché l'opposizione invocava la loro testimonianza per elogiare gli antichi imperatori. Bruciare libri ed erigere fortificazioni è compito comune dei principi; la sola cosa singolare in Shih Huang Ti fu la scala sulla quale operò. E' quanto lasciano intendere alcuni sinologi, ma io sento che i fatti che ho riferiti son qualcosa di più di un'esagerazione o di un'iperbole di disposizioni ordinarie. Recingere un orto o un giardino è cosa comune; non così, recingere un impero. E neppure è una bagattella pretendere che la più tradizionalista delle razze rinunci alla memoria del suo passato, mitico o vero. Tremila anni di cronologia avevano i cinesi ( e in quegli anni, l'Imperatore Giallo e Chuang Tzu e Confucio e Lao Tzu), quando Shih Huang Ti ordinò che la storia cominciasse con lui.
Shih Huang Tu aveva esiliato sua madre perché di cattivi costumi; nella sua dura giustizia, gli ortodossi non videro altro che un'empietà; Shih Huang Ti, forse, volle distruggere i libri canonici perché questi lo accusavano; forse, volle abolire tutto il passato per abolire un solo ricordo: l'infamia di sua madre. (Non diversamente un re, in Giudea, fece uccidere tutti i bambini per ucciderne uno). Questa congettura è attendibile, ma non ci dice nulla della muraglia, della seconda faccia del mito. Shih Huan Ti, secondo gli storici, proibì che si menzionasse la morte e cerco l'elisir dell'immortalità e si recluse in un palazzo emblematico, che constava di tante stanze quanti giorni c'è nell'anno; questi dati suggeriscono che la muraglia nello spazio e l'incendio nel tempo furono barriere magiche destinate ad arrestare la morte. Tutte le cose vogliono persistere nel loro essere, ha scritto Baruch Spinoza; forse l'imperatore e i suoi maghi credettero che l'immortalità è intrinseca e che la corruzione non può penetrare in un orbe chiuso. Forse l'Imperatore volle ricreare il principio del tempo e si chiamò Primo, per essere realmente il primo, e si chiamò Huang Ti, per essere in qualche modo Huang Ti, il leggendario imperatore che inventò la scrittura e la bussola. Questi, secondo il Libro dei Riti, dette il loro vero nome alle cose; allo stesso modo Shih Huang Ti si gloriò, in iscrizioni che son rimaste, del fatto che tutte le cose, sotto il suo impero, avessero il nome che loro si addice. Sognò di fondare una dinastia immortale; ordinò che i suoi eredi si chiamassero Secondo Imperatore, Terzo Imperatore, Quarto Imperatore, e così all'infinito... Ho parlato di un proposito magico; si potrebbe anche supporre che erigere la muraglia e bruciare i libri non siano stati atti simultanei. Ciò (a seconda dell'ordine che preferissimo) ci darebbe l'immagine di un re che cominciò col distruggere e poi si rassegnò a conservare, o quella di un re disingannato che distrusse quel che prima difendeva. Entrambe le ipotesi sono drammatiche, ma difettano, a quel che ne so, di base storica. Herbert Allen Giles narra che coloro che occultarono libri furono marcati con ferro rovente e condannati a costruire, fino al giorno della loro morte, la smisurata muraglia. Questa notizia favorisce o permette una altra interpretazione. Forse la muraglia fu una metafora, forse Shih Huang Ti condannò coloro che adoravano il passato a un'opera vasta come il passato, e altrettanto vana. La muraglia forse fu una sfida e Shih Huang Ti pensò: "Gli uomini amano il passato e contro codesto amore non posso nulla, e nulla possono i miei carnefici, ma un giorno ci sarà un uomo che senta come me, e costui distruggerà la mia muraglia, come io ho distrutto i libri, cancellerà la mia memoria e sarà la mia ombra e il mio specchio e non lo saprà." Forse Shih Huang Ti circondò della muraglia l'impero perché sapeva che questo era effimero e distrusse i libri perché capiva ch'erano libri sacri, ossia libri che insegnano ciò che insegna l'universo intero o la coscienza di ogni uomo. Forse l'incendio delle biblioteche e l'edificazione della muraglia sono operazioni che in modo segreto si annullano.
La muraglia tenace che in questo momento,e in tutti, proietta su terre che non vedrò il suo sistema d'ombre, è l'ombra di un Cesare che ordinò che la più riverente delle nazioni bruciasse il suo passato; è verosimile che quest'idea ci tocchi da sola, indipendentemente dalle congetture che permette. (La sua virtù può consistere nell'opposizione del costruire e distruggere, su un'enorme scala.) Generalizzando il caso precedente, potremmo inferirne che tutte le forme contengono la loro virtù in se stesse e non in un "contenuto" congetturale. Questo concorderebbe con la tesi di Benedetto Croce; già Pater, nel 1877, affermò che tutte le arti aspirano alla condizione della musica, che non è altro che forma. La musica, gli stati di felicità, la mitologia, i volti scolpiti dal tempo, certi crepuscoli e certi luoghi, vogliono dirci qualcosa, o qualcosa dissero che non avremmo dovuto perdere, o stanno per dire qualcosa; quest'imminenza di una rivelazione, che non si produce, è, forse, il fatto estetico.
Buenos Aires, 1950
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