In prospettiva educativa, il soggetto è l'unico che
può ritrovare, nel personale processo di trasformazione, le
coordinate che hanno dettato il cambiamento e attribuirne anche il
senso.
In questo processo di autocontrollo e
automisurazione del cambiamento personale è ravvisabile la
dimensione formativa non direttiva dell'autobiografia.
Attraverso di
essa:
- ciascuno può concretamente scoprire la personale chance
evolutiva, - abilitandosi a vivere il tempo futuro,
- consapevole che
ogni abilitazione non è mai l'ultima - e che ogni abilità maturata
nasconde sempre un'altra faccia di sé che è quella del
non-ancora-realizzato, dell'immaturità.
Per questo, il testo autobiografico va inteso
soprattutto come strumento per l'elaborazione, la costruzione nel
tempo dell'immagine identitaria.
Il racconto realizzato, sia nella forma scritta che in quella orale, è dapprima organizzazione e
formalizzazione dell'identità già vissuta, e poi base di raccolta e
organizzazione di ingredienti costitutivi dell'immagine di sé,
aperti al futuro, al progetto al desiderio.
Nella dinamica del
passato e del futuro, nell'abilitarsi continua alla negoziazione
intersoggettiva e alla presentazione condivisibile di ciò che
ciascuno cerca di essere per sé e per gli altri, risiede la forza
straordinaria della auto narrazione.
In questo senso l'autobiografia
non è un “pensiero solitario”, vagheggiamento individuale,
racconto autoreferenziale senza radici e senza interlocutori, ma è,
al contrario, presentazione di sé e ricerca di sé dentro uno spazio
e un tempo relazionale.