Magazine Scienze
Quando inizio la mia narrazione del mondo, quella della realtà fatta di piante, animali e paesaggio li vedo come in trance, immobilizzati ascoltano le mie parole e dimostrano un interesse che affonda nel loro profondo. Ma se non ascoltano le mie parole eccoli presi dalla cosiddetta Civiltà, eccoli tutti in file a intruppati come Comunità civilizzate che non vedono nulla al di fuori del loro centro urbano artificiale. Già perché non può esserci nulla di naturale in una casa fatta di mattoni o in una strada coperta di catrame.
La Terra d’Otranto del 1893
Nulla a che vedere con ciò che scriveva nel 1893 Giuseppe Gigli nel suo “SUPERSTIZIONI
PREGIUDIZI E TRADIZIONI IN TERRA D' OTRANTO CON UN'AGGIUNTA DI CANTI E FIABE POPOLARI” leggiamo insieme:
“Un' usanza più antica è certamente la seguente che hanno i nostri contadini, al tempo delle messi,
e che senza dubbio rimonta ai costumi degli idolatri : quando alla sera il sole sta quasi per giungere al tramonto, essi sospendono il lavoro, e tutt' insieme in semicerchio s'inginocchiano di fronte all’astro moribondo. Il capo intima allora qualche preghiera, a cui rispondono in coro tutti gli altri. Dopo ciò, il lavoro della giornata finisce.”
La professionalità di chi collabora con la natura
Oggi ci spalmiamo in un indistinto globale e ci dimentichiamo di ciò che ci circonda, della realtà, del paesaggio fatto di esseri viventi animali e vegetali ma anche di minerali e di gas. Io oggi sono epigono di chi, con competenza e professionalità, “collabora con la natura” esercitando quelle professioni in ambito agrario che in passato erano destinate a chi ne poteva godere perché appartenente a una casta sacerdotale o perché aveva frequentato specifiche scuole in cui apprendeva teoria (institutio) e pratica (instructio) del fare in ambito agrario. Ricordo a me stesso che epigono è un sostantivo maschile che significa seguace, imitatore; in particolare, scrittore o artista che rielabora le idee o ripete lo stile di qualche grande predecessore, senza apportarvi alcun contributo originale; chi è nato dopo; discendente.
Già e solo dopo aver terminato gli studi si otteneva un titolo che consentiva di esercitare la libera professione.
I miei predecessori Sumeri
Agronomi del tempio erano i Sumeri impegnati in aziende più o meno grandi a sostegno di un’agricoltura solida e tecnicamente avanzata. Su queste fondamenta si svilupparono tutte le agricolture e le civiltà agrarie successive.
I miei predecessori Greci
Nell’antica Grecia, agronòmos era il magistrato che, a seconda dei casi, presiedeva, ispezionava, regolava e amministrava l’attività agricola, in particolare nelle terre pubbliche da concedere in affitto o in altre forme di contratto e che, prima di procedere alla delimitazione dei possedimenti,
aveva il compito di valutare la produttività dei suoli per differenziarne la qualità e la successiva destinazione.
I miei predecessori Romani
Sulle questioni inerenti il territorio, la letteratura latina, con dovizia di particolari, riferisce dei tecnici che si occupavano della delimitazione delle terre o che si occupavano della gestione delle terre destinate all’agricoltura.
I miei predecessori del 1700
Nel ‘700, le tecniche agronomiche praticate subirono l’impulso necessario a spingere l’agricoltura verso la modernizzazione e quindi anche verso la specializzazione dell’agronomo
I miei predecessori del 1800
ma è solo nei primi anni dell’ottocento, che si recupera la figura del professionista in ambito agrario
distinta da quella dell’agricoltore, intendendo per i primi l’attività lavorativa di coloro che avevano
seguito uno specifico percorso formativo.
I miei predecessori al tempo del fascismo
Nel 1929, il «laureato nei regi Istituti superiori di scienze agrarie» fu definito agronomo. Questo ha costituito il punto di partenza per la progressiva identificazione di un professionista, in stretto rapporto con la delimitazione della sua base scientifica e degli ambiti di competenza che sono individuati nelle attività volte a valorizzare e gestire processi produttivi agricoli, zootecnici e forestali, a tutelare l’ambiente e, in generale, nelle attività riguardanti il mondo rurale.
Il percorso evolutivo
C’è stato un vero e proprio processo evolutivo delle tradizioni agricole del Salento iniziato
nel settecento ad opera di rappresentanti del potere ecclesiastico e sviluppatosi nel corso del XIX secolo con le cattedre ambulanti di Agricoltura fino alla nascita delle Stazioni agrarie sperimentali
e delle Scuole di Olivicoltura e Oleificio e di Enologia.
Oggi c’è la forte necessità di cooperazione che è richiesta da formazione e mondo operativo, al fine di dare risposte concrete alle innumerevoli domande in attesa e che contribuiranno a definire nel medio-lungo termine la direzione dell’agricoltura europea e di quella italiana in particolare e quale sarà il ruolo che dovranno avere i soggetti protagonisti dell’affascinante e indispensabile mondo agrario.
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