La Teoria degli Antichi Astronauti, sulla base di indizi archeologici e riferimenti mitologici, ipotizza che i nostri antenati siano entrati in contatto con viaggiatori extraterrestri in visita sul pianeta Terra e che, in qualche modo, tale contatto abbia influenzato il naturale percorso evolutivo culturale dell’umanità. Tenendo conto del fenomeno noto come Culto del Cargo, i ricercatori ipotizzano che i nostri antenati, impressionati dalla tecnologia in loro possesso, abbiano scambiato gli antichi viaggiatori per divinità, sviluppando un vero e proprio culto finalizzato a richiamarne la presenza. Gli autori di riferimento per i teorici degli Antichi Astronauti sono certamente Zecharia Sitchin, studioso che ha dedicato la sua ricerca alla traduzione e all’interpretazione della mitologia sumera, e Erich von Däniken, la cui opera più conosciuta è senz’altro “Gli extraterrestri torneranno”. Nonostante sia stata bollata, fino a poco tempo fa, come una teoria fantasiosa e fuori da ogni umana comprensione, l’idea degli antichi alieni sta guadagnando sempre più credito, tanto che, recentemente, perfino Bill Clinton, ex presidente degli Stati Uniti, ha dichiarato che non si stupirebbe se si scoprisse che gli extraterrestri hanno già visitato il nostro pianeta. Ora, anche la Nasa apre a tale possibilità. L’occasione è data da un affascinante libro edito dall’Agenzia Spaziale americana intitolato “Archeology, Anthropology and Interstellar Communication”, curato da Douglas Vakoch, direttore del Interstellar Message Composition presso l’istituto SETI. Il libro affronta nel dettaglio il tema della comunicazione con eventuali civiltà aliene. Alcuni dei capitoli più interessanti trattano il tema della comunicazione extraterrestre nel passato. In una sezione, ad esempio, il professor William Edmondson, dell’Università di Birmingham, considera la possibilità che alcune raffigurazioni di arte rupestre sulla Terra possano essere di origine extraterrestre. “Possiamo dire poco, se non altro, su ciò che significano queste raffigurazioni, sul perchè siano state incise nella roccia o su chi li abbia creati”, scrive Edmondson. “Potrebbero essere stati fatti degli alieni a tutti gli effetti”. Come riporta il Daily Mail, la pubblicazione affronta una serie di argomenti con l’intervento di numerosi esperti, tra cui la prospettiva di vita su altri pianeti e gli strumenti attraverso i quali inviare o ricevere messaggi. Douglas Vakoch, da parte sua, tratta delle difficoltà che potrebbero sorgere a seguito di un primo contatto con una civiltà aliena. “Se un segnale radio venisse rilevato da un moderno esperimento dei SETI, potremmo intuire dell’esistenza di un’intelligenza, ma non potremmo capire cosa dicono”, scrive Vakoch nell’introduzione. “Anche se rilevassimo una civiltà in uno dei sistemi stellari più vicini, i loro segnali dovrebbero attraversare migliaia di miliardi di chilometri, raggiungendo la Terra dopo molto tempo”. Ma la speranza non è perduta: in tutto il libro, Vakoch e colleghi cercano di offrire soluzioni concrete che possano rivelarsi preziose per il futuro. “Per andare oltre la semplice individuazione di tale intelligenza, e avere qualche possibilità realistica di comprenderla, possiamo prendere esempio da ricercatori che affrontano sfide simili sulla Terra”, continua Vakoch. “Come gli archeologi, che ricostruiscono la storia di civiltà del passato da informazioni frammentarie, così dovranno fare i ricercatori del SETI per comprendere civiltà lontane da noi, separate da vaste distese di spazio e tempo”. Fonte: www.ilnavigatorecurioso.it
La Teoria degli Antichi Astronauti, sulla base di indizi archeologici e riferimenti mitologici, ipotizza che i nostri antenati siano entrati in contatto con viaggiatori extraterrestri in visita sul pianeta Terra e che, in qualche modo, tale contatto abbia influenzato il naturale percorso evolutivo culturale dell’umanità. Tenendo conto del fenomeno noto come Culto del Cargo, i ricercatori ipotizzano che i nostri antenati, impressionati dalla tecnologia in loro possesso, abbiano scambiato gli antichi viaggiatori per divinità, sviluppando un vero e proprio culto finalizzato a richiamarne la presenza. Gli autori di riferimento per i teorici degli Antichi Astronauti sono certamente Zecharia Sitchin, studioso che ha dedicato la sua ricerca alla traduzione e all’interpretazione della mitologia sumera, e Erich von Däniken, la cui opera più conosciuta è senz’altro “Gli extraterrestri torneranno”. Nonostante sia stata bollata, fino a poco tempo fa, come una teoria fantasiosa e fuori da ogni umana comprensione, l’idea degli antichi alieni sta guadagnando sempre più credito, tanto che, recentemente, perfino Bill Clinton, ex presidente degli Stati Uniti, ha dichiarato che non si stupirebbe se si scoprisse che gli extraterrestri hanno già visitato il nostro pianeta. Ora, anche la Nasa apre a tale possibilità. L’occasione è data da un affascinante libro edito dall’Agenzia Spaziale americana intitolato “Archeology, Anthropology and Interstellar Communication”, curato da Douglas Vakoch, direttore del Interstellar Message Composition presso l’istituto SETI. Il libro affronta nel dettaglio il tema della comunicazione con eventuali civiltà aliene. Alcuni dei capitoli più interessanti trattano il tema della comunicazione extraterrestre nel passato. In una sezione, ad esempio, il professor William Edmondson, dell’Università di Birmingham, considera la possibilità che alcune raffigurazioni di arte rupestre sulla Terra possano essere di origine extraterrestre. “Possiamo dire poco, se non altro, su ciò che significano queste raffigurazioni, sul perchè siano state incise nella roccia o su chi li abbia creati”, scrive Edmondson. “Potrebbero essere stati fatti degli alieni a tutti gli effetti”. Come riporta il Daily Mail, la pubblicazione affronta una serie di argomenti con l’intervento di numerosi esperti, tra cui la prospettiva di vita su altri pianeti e gli strumenti attraverso i quali inviare o ricevere messaggi. Douglas Vakoch, da parte sua, tratta delle difficoltà che potrebbero sorgere a seguito di un primo contatto con una civiltà aliena. “Se un segnale radio venisse rilevato da un moderno esperimento dei SETI, potremmo intuire dell’esistenza di un’intelligenza, ma non potremmo capire cosa dicono”, scrive Vakoch nell’introduzione. “Anche se rilevassimo una civiltà in uno dei sistemi stellari più vicini, i loro segnali dovrebbero attraversare migliaia di miliardi di chilometri, raggiungendo la Terra dopo molto tempo”. Ma la speranza non è perduta: in tutto il libro, Vakoch e colleghi cercano di offrire soluzioni concrete che possano rivelarsi preziose per il futuro. “Per andare oltre la semplice individuazione di tale intelligenza, e avere qualche possibilità realistica di comprenderla, possiamo prendere esempio da ricercatori che affrontano sfide simili sulla Terra”, continua Vakoch. “Come gli archeologi, che ricostruiscono la storia di civiltà del passato da informazioni frammentarie, così dovranno fare i ricercatori del SETI per comprendere civiltà lontane da noi, separate da vaste distese di spazio e tempo”. Fonte: www.ilnavigatorecurioso.it
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