La superficie di Europa, la luna di Giove. Crediti: NASA/JPL-Caltech/SETI Institute
Questa è una delle immagini più celebri di Europa, ovviamente non il nostro continente bensì la quarta luna del pianeta Giove. Si tratta di un’immagine scattata dalla sonda Galileo alla fine degli anni Novanta che è stata restaurata di recente usando le più moderne tecniche. In questa foto si vede alla massima risoluzione la maggior parte della superficie ghiacciata del satellite naturale di Giove, gigante gassoso che ne ha ben 67 che gli orbitano attorno.
Già nel 2001 i ricercatori avevano rielaborato la stessa immagine, accentuandone molto i colori. Questa nuova foto, invece, riporta dei colori molto più vicini a quelli che vedrebbe un essere umano a occhio nudo. L’immagine presenta una grande quantità linee rossastre curve e lunghe che rappresentano fratture nel guscio di ghiaccio. Da tempo gli scienziati cercano di capire se queste fratture nascondono indizi sulla storia geologica di Europa e sulla composizione chimica dell’oceano che si pensa esista sotto la fredda superficie ghiacciata.
Quello che vedete non è il frutto di un solo scatto, ma si tratta del collage di alcune immagini scattate con filtri nel vicino infrarosso, nel verde e nel viola. I colori sono stati ottenuti grazie all’esperimento Galileo Solid-State Imaging (SSI) tra il 1995 e il 1998 e la scala dell’immagine è 1,6 chilometri per pixel. Le variazioni di colore su tutta la superficie sono associate alle diverse caratteristiche geologiche: ad esempio, le aree che appaiono bianco/blu contengono ghiaccio relativamente puro, mentre le zone più rossastre includono componenti diversi (non acqua ghiacciata) in concentrazioni più elevate. I due poli si trovano a destra e a sinistra e come vedete presentano più zone blu rispetto alle aree equatoriali.
Con le future missioni, come la sonda JUICE (JUpiter ICy moons Explorer) delle ESA – che verrà lanciata probabilmente nel 2022, i ricercatori sperano di avere la conferma alle loro ipotesi: la luna ghiacciata (la temperatura superficiale è -150°C) o meglio l’oceano sottostante potrebbe essere il luogo più promettente nel nostro Sistema solare, oltre alla Terra ovviamente, dove trovare tracce di vita microbiotica. La missione Galileo (arrivata sull’orbita gioviana nel 1995 dopo un viaggio durato 6 anni) aveva già trovato le prove dell’esistenza di questo immenso bacino d’acqua salata in contatto con un fondale marino roccioso. Proprio la dinamica dei fluidi e il passaggio del materiale dalla crosta di ghiaccio al manto roccioso potrebbe potenzialmente fornire l’energia chimica in grado di sostenere forme di vita semplici.
Per ora sono tutte ipotesi e speranze dei ricercatori. Chissà se in futuro verranno confermate?
Fonte: Media INAF | Scritto da Eleonora Ferroni