9 gennaio 2015 Lascia un commento
Se come nel mio caso, interessa la storia del XX secolo, si puo’ iniziare col numero 10 e proseguire con gli altri due libri che concludono il capitolo e la collana. Come spiega l’autore nella prefazione, il libro ha subito diverse revisioni ma le ultime due sono gia’ aggiornate, percio’ quella con la copertina bianca e rossa come da immagine, va benissimo.
L’impostazione voluta da Salvetti e’ decisamente accademica, non per iniziati ma nemmeno totalmente a digiuno sull’argomento anche perche’, cronologicamente prosegue un discorso cominciato coi libri precedenti e comunque non si puo’ prescindere nulla senza la cognizione del passato. C’e’ da fare i conti col 1800 che nella sua seconda meta’ subisce, profonde trasformazioni in ogni arte, musica inclusa. Inoltre e’ palese che gli autori di inizio secolo hanno trovato i natali in quello prima, quindi c’e’ una continuita’ che nasce non solo dal tempo ma dallo spirito che i musicisti hanno ereditato dalla loro epoca. Percio’ e con ottima cognizione di causa, l’autore introduce il libro contestualizzando con la storia politica e artistica, agganciando filologicamente la musica con la pittura, svelando paralleli a volte non cosi’ ovvi come si tende a credere. Per fare questo avanza anche nel tempo, quindi negli argomenti piu’ strettamente legati ai volumi successivi dove l’America e il suo jazz avranno una parte essenziale anche nel vecchio continente. Ad ogni modo sono tre i macro capitoli, il primo dei quali dedicato alla Francia e a Parigi dove piu’ di tutti si e’ sentito il passaggio dal romanticismo al wagnerismo, ponendo cosi’ sul piedistallo Wagner, uno dei padri della musica del XX secolo e a seguire Stravinskij, altro genio indiscusso dal quale non si puo’ prescindere neppure oggi. Debussy, Revel e Satie, i nomi si conoscono e qui la loro storia.
Ancora piu’ importante sono Austria e Germania, come potrebbe essere diversamente, percio’ alle due grandi capitali e’ dedicato il secondo capitolo, gia’ prefigurando l’avvento del nazismo e delle profonde modificazioni che le arti tutte, la musica non fa eccezione, subiranno. L’indubbia protagonista e’ la seconda scuola viennese con l’imprescindibile trio Schoenberg, Berg, Webern, praticamente la prima e piu’ importante rivoluzione del secolo XX.
Ultimo capitolo dedicato all’Italia ma tolta la presenza fondamentale dei futuristi, la nostra nazione ha dato tanto ma certamente non quanto Germania, Austria e Russia. Qui Salvetti cade o meglio mostra un immotivato disprezzo verso il movimento futurista che se e’ pur vero non abbia rivoluzionato la sintassi musicale, ha posto le basi per la rivoluziona cageiana degli anni a venire. Salta subito all’occhio che la sua e’ una critica ideologica e su in testo divulgativo non va bene. Libro di massima ben scritto, come detto nulla e’ lasciato al piacere se non la pura conoscenza. Rigoroso e strutturato, Salvetti riassume un periodo storico densissimo e lancia la lettura del proseguo nella collana, pur dando al libro un senso anche come unico capitolo.