Circolano molte leggende sul panettone, ve ne accenno un paio.
* Ughetto giovane rampollo di casa Atellani era innamorato di Adalgisa la figlia di un fornaio della zona. Il suo amore però era ostacolato dalla famiglia e lui poteva incontrare l’amata solo di nascosto. Gli affari del fornaio non andavano bene e Ughetto consigliò al fornaio di creare un nuovo prodotto aggiungendo all’impasto per il pane del burro e dello zucchero. Il successo fu immediato e presi dall’entusiasmo, una sera migliorarono il dolce aggiungendo anche pezzetti di cedro candito e delle uova. Fu un successo strepitoso e tutto il borgo faceva la fila per acquistare il dolce. Il successo e la notorietà raggiunta dal fornaio ammansirono la famiglia Atellani e così Ughetto e Adalgisa poterono coronare il loro sogno d'amore senza più ostacoli.
* La vigilia di Natale, alla corte del Duca Ludovico il Moro, Signore di Milano, si tenne un gran pranzo. Per quell’occasione il capo della cucina preparò un dolce elaborato, degno del fastoso banchetto. Purtroppo il dolce bruciò durante la cottura e il panico colse i pasticcieri. Uno sguattero della cucina, detto Toni, propose di utilizzare un dolce che aveva preparato per sé, usando degli ingredienti avanzati dalla precedente preparazione del dolce. Il “pane dolce” con una cupola ben brunita, profumato di frutta candita uova e burro, fu presentato ai conviviali del duca che lo accolsero con favore. Quando il duca volle sapere il nome del dolce e chi era l’autore di questo straordinario pane dolce, si fece avanti Toni dicendo che non gli aveva dato un nome.
Il Duca allora diede al dolce il nome del suo creatore il "pan del Toni", ossia il panettone.
****** La probabile origine del panettone forse va ricercata nell’usanza di celebrare il Natale con un pane più ricco di quello di tutti i giorni. In un manoscritto di Giorgio Valagussa, precettore di casa Sforza, si legge che la sera del 24 dicembre si cuocevano nel camino tre grandi pani di frumento (farina per l’epoca di gran pregio) sui quali il capofamiglia incideva una croce per propiziarsi un buon anno nuovo. Poi il capofamiglia ne serviva una fetta a tutti i commensali, serbandone una per l’anno successivo in segno di continuità.