Rosso di sera, bel tempo si spera. Cielo a pecorelle, pioggia a catinelle. Sono soli alcuni dei modi di dire che la saggezza popolare ha coniato prima che fosse inventato Essa-1, il primo satellite della Nasa pensato per le previsioni meteorologiche. Essa-1 venne lanciato nello spazio il 3 febbraio 1966 dalla base di Cape Canaveral. Da allora, la scienza meteorologica si è perfezionata sempre di più arrivando ad offrirci previsioni dettagliate anche con parecchi giorni d’anticipo.
Il progetto della Nasa rientrava nelle nove missioni gestite dall’Environmental Science Services Administration Satellite Program che avevano come scopo scattare immagini dettagliate del manto nuvoloso. Gli esperimenti precedenti, Vanguard2 e Tiros-1, non avevano portato a grandi risultati. Fu solo con Essa-1, rimasto nello spazio per 861 giorni durante i quali scattò 100mila immagini del pianeta Terra, che la Nasa riportò il primo vero successo nel campo delle previsioni meteorologiche.
La navicellaera un cilindro del peso di 140 kg, lungo 56 cm e dal diametro di appena un metro, su cui erano montate 9100 celle solari pensate per alimentare le 63 batterie alloggiate a bordo. Sulle fiancate in alluminio erano installate due fotocamere ad alta definizione che avevano il compito di catturare immagini dell’atmosfera terrestre.
Essa-1 impiegava cento minuti per sorvolare la Terra, tra i 700 e gli 845 km di altitudine, seguendo un’orbita eliosincrona che gli permetteva di attraversare lo stesso luogo sempre alla stessa ora. Le immagini catturate dal satellite abbracciavano un’area di 1,4 km quadrati e fornivano un’indicazione abbastanza attendibile delle perturbazioni che si manifestavano sul pianeta.
Sfruttando queste immagini, le stazioni meteorologiche riuscirono a fornire previsioni accurate. Grazie allo studio dello spostamento delle masse d’aria a livello globale, i meteorologi poterono prevedere non solo pioggia e sole ma anche l’arrivo degli uragani.
Dagli anni sessanta, il servizio di ricezione delle immagini è stato perfezionato sempre di più e adesso conta più di 300 centri di calcolo sparsi in 45 diverse nazioni.