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Vita è morte, morte è vita
Quando avviene una nascita, festeggiamo quando muore un nostro caro, piangiamo. Perché non ci accorgiamo che è parte del cammino che facciamo? La morte è un momento del viaggio un semplice passaggio che tutti dobbiamo affrontare se bramiamo migliorare Non bisogna rattristarsi non bisogna disperarsi! Alla morte di un nostro caro confiniamo il dolore amaro in un angolo recondito del cuore e, con sorriso ed amore, salutiamo, festeggiamo perché testimoni siamo di una nuova vita in una realtà ancor non percepita ma che quando ci toccherà tutti insieme riunirà
Se siamo credenti ben sappiamo che altri cieli ed altri mondi ci attengono, se invece vogliamo anche solo ragionare possiamo ben intuire che questo continuo divenire di tutte le vite non avrebbe significato se la morte fosse l'ultimo atto. Secondo me fa parte tutto di uno schema dove nel momento stesso in cui si chiude una porta se ne apre contemporaneamente un'altra. L'importante non è il momento della morte perché in realtà nessuno muore tutti viviamo in eterno è solo che ci assentiamo dal momento attuale per vagliare il nostro cammino. Se analizzando il percorso finora compiuto siamo sulla strada giusta allora ci eleviamo se no, ritorniamo a ripercorrere i nostri passi perché tutti dobbiamo migliorare. Quindi noi quando perdiamo un nostro caro non dovremmo farci prendere dalla tristezza perché in realtà non abbiamo perso nessuno ci siamo solamente allontanati per ritrovarci in un nuovo futuro.
Dovremmo solo preoccuparci di come ci comportiamo nel presente, è questo che ha importanza. Per noi rimasti che conosciamo la persona che è partita procuriamoci di aiutarla nella sua nuova dimensione magari con preghiere così se ha qualche pendenza possiamo intercedere per lei. Non credo che ci siano luoghi o momenti più idonei per aiutare i nostri cari, penso che quando il pensiero va a loro sia quello il più giusto perché forse è proprio in quell'istante che ci stanno chiedendo il nostro aiuto e una nostra preghiera.
Forse non è un argomento allegro ma perché ci ostiniamo a voler vedere e vivere la morte come il fine ultimo del tutto invece proviamo a dire che è una nascita. Se iniziamo a vivere questo momento come un nuovo inizio allora tutto il dolore e la disperazione svaniranno e festeggeremo perché saremo lieti di assistere al passaggio alla nuova vita.
La religione nei tempi antichi ha contribuito parecchio a far vivere il timore di questo avvenimento, a mio giudizio è perché tutto sommato ci ha guadagnato, ricordo, per esempio, la vendita delle indulgenze plenarie. Ma ora che c'è maggior informazione e che non c'è più l'ignoranza possiamo documentarci ed arrivare con il ragionamento.
Per il fatto che la dipartita porta con se la sofferenza anche qui poteri chiedere se siamo certi che anche nella nascita non ci sia. Il fatto è che noi dimentichiamo con il tempo la sofferenza vissuta quando veniamo alla luce e quando presenziamo ad una nascita non associamo il pianto disperato del neonato alla sofferenza. Ma se lo fosse? Ve lo siete mai chiesti? Se il neonato potesse anche proferire parole e nel suo pianto ci fosse anche l'urlo del dolore che cosa faremmo a quel punto? Festeggeremo comunque oppure proveremmo angoscia, disperazione e timore?
Vedete, secondo me nascita e morte sono la stessa cosa cambia solo la nostra percezione dell'evento che, grazie al programma insegnato, ci detta comportamenti differenti.
Nascita e morte non esistono in se c'è solo un lungo cammino che fa vivere ad ognuno di noi momenti differenti tutto fa parte della stessa ed identica realtà spirituale. Sono solo percezioni che ciascuno vive. Se magari potessimo vedere con altri occhi forse non riusciremmo a vivere sia la nascita sia la morte perché vedremmo sempre e solo pura energia che si trasforma.
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