Gesù, nel Vangelo di oggi, c'invita a meditare sulla diffusione del Regno di Dio, partendo dall'esperienza della natura. La natura è un libro sempre aperto davanti ai nostri occhi, da cui dovremmo attingere la dinamica e strategia per vedere la nostra vita di fede. Ma non solo. Gesù si rivolgeva a quelli del suo tempo che vivevano e si sostentavano con i frutti della terra e quindi il discorso di Gesù era comprensibile, ma i nostri contemporanei, soprattutto quelli nati e cresciuti in città, non hanno questa concezione. Eppure il vangelo di oggi deve indurci ancor più a riflettere sul grande miracolo della natura che dovremmo ammirare con stupore rinnovato. È lo stupore che manca, perché non c'è tempo per contemplare la natura: i ritmi vorticosi dell'età moderna c'impongono ad andare eternamente in fretta, dimenticandoci di gustare delle cose più importanti che sono le più semplici, della nostra vita. Questi ritmi c'impongono la fretta, la sua tirannia che riempie inesorabilmente la nostra mente. Si passa frettolosi per strade caotiche con la mente piena di progetti eppure a volte, basta alzare in naso per contemplare cose stupende, il colore del cielo, delle nuvole e di tutto ciò che abbiamo disimparato ad apprezzare. E Gesù, il Figlio di Dio, parte dalla meraviglia della natura per spiegare cose spirituali. Queste devono appoggiarsi su cose umane per crescere e fortificarsi, non possono vivere di sola aria. La natura, nel suo continuo evolversi, c'insegna la provvidenza di Dio, sia riguardo alle contingenze materiali dell'uomo che per il suo cammino spirituale. Ci sono tanti esempi di santi che, partendo dalla natura, hanno fatto meditazioni straordinarie e soprattutto efficaci per la crescita della loro vita spirituale: san Francesco, santa Teresina di Lisieux e così via.
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Gesù, nel Vangelo di oggi, c'invita a meditare sulla diffusione del Regno di Dio, partendo dall'esperienza della natura. La natura è un libro sempre aperto davanti ai nostri occhi, da cui dovremmo attingere la dinamica e strategia per vedere la nostra vita di fede. Ma non solo. Gesù si rivolgeva a quelli del suo tempo che vivevano e si sostentavano con i frutti della terra e quindi il discorso di Gesù era comprensibile, ma i nostri contemporanei, soprattutto quelli nati e cresciuti in città, non hanno questa concezione. Eppure il vangelo di oggi deve indurci ancor più a riflettere sul grande miracolo della natura che dovremmo ammirare con stupore rinnovato. È lo stupore che manca, perché non c'è tempo per contemplare la natura: i ritmi vorticosi dell'età moderna c'impongono ad andare eternamente in fretta, dimenticandoci di gustare delle cose più importanti che sono le più semplici, della nostra vita. Questi ritmi c'impongono la fretta, la sua tirannia che riempie inesorabilmente la nostra mente. Si passa frettolosi per strade caotiche con la mente piena di progetti eppure a volte, basta alzare in naso per contemplare cose stupende, il colore del cielo, delle nuvole e di tutto ciò che abbiamo disimparato ad apprezzare. E Gesù, il Figlio di Dio, parte dalla meraviglia della natura per spiegare cose spirituali. Queste devono appoggiarsi su cose umane per crescere e fortificarsi, non possono vivere di sola aria. La natura, nel suo continuo evolversi, c'insegna la provvidenza di Dio, sia riguardo alle contingenze materiali dell'uomo che per il suo cammino spirituale. Ci sono tanti esempi di santi che, partendo dalla natura, hanno fatto meditazioni straordinarie e soprattutto efficaci per la crescita della loro vita spirituale: san Francesco, santa Teresina di Lisieux e così via.
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