I colori della carrozzeria sono verdi e gialli. Forti e sgargianti, impossibile non notarli. Mi accomodo nell’autorisciò che mi ha appena affiancato, leggendo nelle mie movenze di cosa avessi bisogno. Una breve trattativa e trovato l’accordo sulla tariffa, si parte, di gran carriera. Non c’è fretta eppure sembra sempre che non ci sia mai tempo da perdere.
Da qui, la vita appare come l’autopista degli scontri, quella delle giostre. Follia e frenesia si mischiano a folli velocita’, in continuazone, senza soste. Sembra di vivere in un sogno o meglio, in un video gioco in cui non si ha nemmeno il tempo di fare una fografia o osservare il panorama. Tutto si sacrifica all’insegna del brulicante incedere. Non c’e’ nemmeno il tempo di far attraversare i pedoni perchè la precendenza se la prende chi prima arriva. solo i semafori riescono nell’impresa di stoppare per qualche secondo uno sciame famelico. L’aria è irrespirabile ma dopo qualche secondo di difficoltà ho la sensazione di reggere allo smog del traffico avvolgente e al caldo asfissiante. Scorgo un termometro all’ombra che mostra la temperatura. Quaranta gradi. Per fortuna che il clima è secco. Mi assale l’ennesima zaffata carica di odori, olezzi e particelle di metallo ma tengo botta. Mi asciugo la fronte mentre le auto si sfiorano e le carrozzerie si accarezzano. Comprendo come mai gli specchietti dell’autorisciò sono all’interno del minuscolo abitacolo e tutti suonano di continuo. Tutto ha una sua logica. L’autista mi dice che fa questo lavoro da trentacinaue anni. Guida spedito, senza incertezze o sbavature. Concentrato e deciso. Sembra carico di adrenalina allo sterzo ma i suoi occhi, riflessi nello specchietto, smentiscono le mie percezioni. E’ solo abituato, nel pieno controllo della situazione e sa davvero quello che fa. Ha il viso di uno che non dorme mai, ma non regala segnali di stanchezza. Il turbante viola suggerse che e’ un sikh. La barba lunga e grigia induce a credere che sia anche saggio. La pelle e’ solcata da rughe decise e lo sguardo infonde serenita’. In fondo nulla di ciò che osservo stride per davvero poi una brusca frenata mi incolla al piccolo sostegno d’acciao. Chissa’ quante mani ha abbracciato e quante vite a sentito respirare tra i clacson festanti che rendono le strade di nuova Delhi un meraviglioso palcoscenico festante, dove la vita non smette ma di farsi sentire. Ascoltare. Riconoscere.
Meravigliosa, Nuova Delhi.
MaLo