Ricordo di aver letto “La Nausea” di Sartre parecchi anni
fa, quando il fuoco sacro del ’68 mi facilitava un atteggiamento
anticonformista nei riguardi delle cose che mi circondavano. Ricordo poi di
averlo quasi snobbato in seguito al convincimento che ribrezzo e disgusto non
erano propositivi per una ribellione
vera, quasi fossero una resa di fronte a ciò che non si può combattere. Ora,
dopo tanti anni, mi è venuto in mente come il protagonista definiva questo
stato mentale:” (...) La Nausea m'ha colto, mi son lasciato cadere sulla panca,
non sapevo nemmeno più dove stavo; vedevo girare lentamente i colori attorno a
me, avevo voglia di vomitare. (...) Da quel momento la Nausea non m'ha più
lasciato, mi possiede”. In un’altra scena, che si svolge in un giardino
pubblico, osserva la radice di un castagno e solo in quell'istante si rende
conto di aver compreso la vera natura delle cose, vale a dire la loro insensatezza
e la sensazione di soffocante ingombro che esse suscitano.
Beh, sapete che vi dico? È proprio un momento così: l'individuo
è solo, sperduto, disgustato dal mondo in cui vive e non sa come comportarsi. La
condizione umana non è altro che un solitario ed angoscioso sperimentare le
cose che sono intorno a noi, la loro ingiustificabilità e malafede, un angoscioso
sperimentare che deriva dal timore costante di perdere di vista, pezzo dopo
pezzo, l’orizzonte della libertà. La condizione umana è proprio come quella
descritta da Sartre, non offre alcun spiraglio di serenità, l’uomo è solo,
costretto a trascinarsi faticosamente dietro il fardello dell'esistenza.
È altrettanto vero però che proprio in questa condizione, obbligato
dalle circostanze esterne, può essere ugualmente costretto a pensare che l’unica
via d’uscita è decidere di trovarla da solo, senza scuse e senza intermediari.
Ed è ancora più vero che questo significa libertà: libertà
di poter scegliere la propria vita senza che altri giochino la partita per noi.
L'essere costretti ad essere liberi può certamente rivelarsi
faticoso ed estenuante, ma una simile condizione mette nelle mani di ogni
essere umano un potere inaudito: decidere da soli ed in totale autonomia,
essere detentori di libertà intellettuale e morale. Naturalmente, la ricchezza
di libertà così come la sua mancanza provocano sentimenti di ansia, spaesamento
e di solitudine e il peso delle responsabilità può essere tale da pensare di
non riuscire a sostenerlo, ma prendere atto che quello che stiamo vivendo non è
una condanna bensì una preziosissima opportunità di avviare progetti diversi che viene offerta ad ogni singolo
individuo, è un passo importante verso quell’orizzonte che ora sembra sparire.
Ad ogni azione corrisponde una reazione……facciamo in modo
che sia quella buona per noi..
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