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La ‘ndrangheta made VdA (5° puntata)

Creato il 19 aprile 2013 da Patuasia

Il giudice estensore della sentenza, la dottoressa Federica Bompieri, si pone alcune riflessioni, spesso trascurate dai resoconti giornalistici, ma  invece fondamentali per conoscere e capire i fatti.

La prima è relativa alla contiguità tra vittime e criminali accomunati dalla stessa mentalità, dalla stessa cultura dell’illegalità.
“E’ chiaro che i termini della vicenda – scrive il magistrato – sono ben lontani da quelli soliti e comuni dell’estorsione e non tanto perché in gioco c’è un appalto milionario in una regione particolarmente ricca, quanto per il contesto in cui il fatto accade, il tipo di mentalità che accomuna colpevoli e vittime che deriva dalla provenienza dalla medesima terra di origine con delicati equilibri da mantenere, protezioni da affermare, amicizie da consolidare, sfere di competenza da rispettare o gerarchie eventualmente da contestare con interessi non solo ed esclusivamente economici da perseguire.”.
Estorsioni peculiari dunque, ossia di tipo mafioso. Il primo quesito che si pone il giudice è questo: chi sono i colpevoli e chi sono le vittime? Che rapporto esiste tra colpevoli e vittime? E soprattutto la differenza tra colpevoli e vittime è così netta?
Nulla di quanto emerge dagli atti consente di ritenere che i Raso (incaricati dai Tropiano della mediazione con gli estorsori) abbiano agito nell’esclusivo interesse delle vittime, così come di regola avviene nell’ambito di una normale estorsione, già per il fatto che le stesse vittime non sono solo vittime sprovvedute e spaventate, ma persone che conoscono questo tipo di richieste e sanno come vanno affrontate innanzitutto con riferimento a chi fare intervenire nella trattativa e a quali regole minime dovrebbero essere rispettate. I Raso sono intervenuti per tutelare i Tropiano nel senso di impedire che gli estorsori potessero ottenere quello che volevano come volevano. I Raso dovevano dunque mantenere saldo il loro ruolo storico di guardiania nei confronti dei Tropiano” . E’ proprio su questo concetto di guardianìa gli atti del processo sono illuminanti. Ricostruiamo una prima vicenda da essi narrata.

Primo episodio aostano:  a Raso Vincenzo (che è dipendente Edilsud, ossia di Tropiano) viene richiesto dal suo datore di lavoro di intervenire per interrompere un conflitto territoriale con minacce nei confronti di un certo Daniele Paglialonga, venditore ambulante di frutta che sistema i suoi autocarri nei dintorni di Aosta. Paglialonga trova uno dei suoi autocarri, vicino a Plan Felinaz, ammaccato, specchi rotti e il solito avvertimento: un accendino depositato sul serbatoio della benzina. Dopo queste minacce, Paglialonga entra in contatto con due elementi, Peppino Pepé e Santino Mammoliti, entrambi residenti in Valle, che gli intimano di togliere il suo camion dalla zona. Paglialonga a questo punto chiama Giuseppe Tropiano e gli chiede aiuto per mettere fine a queste pressioni e lavorare in pace. Ecco il testo di un’intercettazione:

Paglialonga: “C’è una questione a Pont Suaz con un signore calabrese che è un paesano tuo. Gli dici te come bisogna comportarsi? Non ti volevo mai disturbare, però non lo so come comportarmi, sinceramente non lo so proprio, casomai sbaglio”.

Tropiano: “Se vuoi dirgli: guarda io per adesso ho parlato con un amico che conosco, poi sentirà se devo spostarmi mi sposto. Tu digli: per oggi io sto qua, domani poi vediamo. Io come torno su, pomeriggio, vedo un attimino di sentire, di scambiare due parole con una persona che conosco. Se puo fare qualcosa te lo dico. Tu gli fai così, tu gli dici: guarda, per oggi sto qua, se mi devo spostare mi sposto, perché veramente non mi va quello che tu dici. Però se lo devo fare lo deve dire qualcun altro, ok? Lo deve dire qualcun’altro”. 

Paglialonga: “Sì ho capito, ho capito.”

Tropiano: “La persona che dico…è, io non è che riesco a muovermi più di tanto, però voglio parlare con una persona che è molto vicina a questi che mi hai detto tu e ti dico se questi ti dicono Daniele ti devi spostare, ti sposti, sennò trovati una soluzione. Questo amico, vedrai che le cose si sistemano”.

Dopo mezz’ora Tropiano chiama Paglialonga e gli conferma: “Daniele ascolta, Daniele ascolta, chiama il tuo operaio, gli dici di non muovere il camion di dov’è. Allora adesso digli che arriva Vincenzo Raso, un amico, ho parlato io, e gli spiega tutto come stanno andando le cose, poi ci pensa lui. Daniele, chiama il tuo operaio e gli dici che adesso viene Vincenzo Raso… E’ una persona che le cose le sistema”. 

Dunque Giuseppe Tropiano dice subito a Paglialonga i passi da fare: non muovere il camion e riferire a chi lo sta importunando che ha parlato con lui e che sta arrivando per dirimere la questione Vincenzo Raso (dipendente dello stesso Tropiano alla Edilsud). Insiste e raccomanda di nominare esplicitamente Vincenzo Raso di cui è evidentemente nota l’appartenenza ad un livello criminale più alto. Tropiano sa benissimo l’influenza che il nome Raso ha in un certo ambiente. Gli investigatori constateranno e filmeranno, neanche un’ora dopo il colloquio tra Raso e Paglialonga, l’arrivo nel parcheggio del camion di Vincenzo Raso, venuto a mettere le cose a posto.
Dunque c’è una gerarchia riconosciuta, il cui compito è assegnare il territorio: Però se lo devo fare lo deve dire qualcun altro, ok? Lo deve dire qualcun’altro”. 

Il secondo episodio aostano in cui i Raso esplicano una funzione di guardianìa nei confronti degli interessi dei Tropiano avviene durante una lite giudiziaria di questi ultimi con gli aostani fratelli Mammoliti. In un’intercettazione tra i Tropiano, Giuseppe ammette apertamente con i suoi fratelli che può chiedere la protezione dei Raso…

Tropiano…. “tanto a Turi (Salvatore Raso, ndr ) qualche volta lo pago….”.


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