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La ‘ndrangheta made VdA (6° puntata)

Creato il 21 aprile 2013 da Patuasia

Le motivazioni della sentenza Tempus Venit del giudice Federica Bompieri pongono anche una domanda, finora rimasta senza risposta in quanto  le indagini sono ancora in corso: esiste un eventuale nesso fra il barbaro omicidio di Salvatore Raso in Calabria e l’estorsione che avviene in Valle d’Aosta ai danni di Tropiano?
Che la partita si giocasse anche in Calabria e a San Giorgio Morgeto lo dimostrano i colpi di fucile indirizzati il 20 agosto 2011 contro le finestre della casa di Maria Giovinazzo, cognata di Giuseppe Tropiano in quanto moglie del fratello Salvatore. Alcuni brani delle tre lettere estorsive che giungono a Giuseppe Tropiano a firma “avvocato Silente”, sono illuminanti rispetto al conflitto in atto: le minacce riguardano non solo i Tropiano, ma pure eventuali “mediatori”.
“Badate bene che se pensate di rivolgervi o di essere protetti da qualche mammasantissima vi sbagliate e di molto” (datata 18 maggio 2011). “Cerchi di non fare lo stronzo o l’infame, non dia ascolto a qualcuno dei suoi compari più stretti, perché le stanno dando cattivi consigli. I pallettoni quando arrivano non chiedono permesso a nessuno, chiaro il concetto? A lei sta a portare il valore della sua esistenza all’equivalente di due sigarette Malboro” (non arriva via posta, ma viene messa insieme a due cartucce nella macchina di un fratello di Giuseppe durante la festa dei calabresi nel luglio 2011). “Dovete fare molta attenzione perché può capitarvi qualche gravissimo incidente. Inoltre sarebbe bene che ti preoccupi seriamente dei tuoi famigliari anziché dei tuoi cantieri e di tutti i tuoi mezzi di lavoro. E non continuare a consultarti con persone che pensi ti possano risolvere la questione perché non possono risolvere nulla in quanto per noi è una questione di principio (…). Noi abbiamo molto tempo e tante persone calabresi che sorvegliano te (…) A noi non interessa se paghi i tuoi amici calabresi Raso e compagni” ( è del 6 dicembre 2011, spedita per posta e intercettata dagli investigatori).

La sentenza spiega minuziosamente che l’affermazione “Abbiamo moltissimo tempo” indica che l’obiettivo dei Facchineri non è semplicemente quello di fare sporadiche operazioni criminali a fini di lucro. I Facchineri insomma mirano più in alto. Posto che le vittime delle tentate estorsioni (Tropiano e Monteleone) sono personaggi al massimo livello dell’imprenditoria valdostana è chiaro che l’infiltrazione nel tessuno economico e imprenditoriale della Regione poteva fruttuosamente prendere piede. La conclusione del giudice è che gli obiettivi dei Facchineri sono: “Rivendicare una posizione di supremazia sui Raso in Valle d’Aosta come a San Giorgio a Morgeto e dintorni, da un lato, dall’altro, senza faticare in proprio, inserirsi nei lucrosi affari dei calabresi che avevano fatto fortuna in Valle d’Aosta: due finalità che andavano ben oltre l’occasionale arricchimento ricavabile dalle due estorsioni per le quali si procede”.
Insomma i Facchineri hanno un duplice obiettivo: in Calabria imporsi sui Raso e in Valle d’Aosta, dimostrando l’insufficiente protezione accordata dai Raso, inserirsi negli affari locali. 


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