Di Mirella Astarita. Riguardo l’omicidio della giovanissima Yara Gambirasio, al momento non ci sono ancora certezze, i fatti di quella notte sono ancora coperti da una nube di nebbia. Ancora non si è arrivati alla “pista decisiva”.
Gli inquirenti stanno ipotizzando e percorrendo tutte le strade possibili, delineando moventi, per ricostruire quella terribile notte. Si pensa che ad allontanare Yara dalla palestra siano stati un uomo ed una donna, e che di uno di loro due Yara si fidasse ciecamente.
A Yara sarebbe stato anche strappato il cellulare da mano, è probabile che l’atleta l’avesse preso per avvertire la madre del suo ritardo, era una bambina molto precisa e quando le capitava di tardare avvertiva prontamente i genitori.
Letizia Ruggeri, il pubblico ministero che coordina l’indagine, ha dichiarato che “le lesività sul corpo della vittima, non indicano una chiara volontà omicida. Non si capisce con che logica siano state fatte, se per tramortire, uccidere o solo ferire”. Il magistrato ha aggiunto che “il cadavere non risultava privo di sangue” e che quindi la ragazzina non morì dissanguata. Si pensa anche che le ferite potrebbero essere state inferte quando Yara era già morta.
Sul corpo della vittima è stata trovata anche una ferita a forma di “X”, al momento non si può accertare se si tratti di un “Simbolo” o è stato semplicemente un caso. ll pm Ruggeri, ha precisato che “la pista del rituale non è la prevalente”. Al momento non si hanno indizi certi, le uniche cose sicure è che una bambina è stata uccisa, il suo corpo martoriato, un uomo si continua a dichiarare innocente anche se molte prove giochino a suo sfavore, e gli inquirenti stanno continuando ad interrogare, indagare, sperando anche che l’assassino sentendosi alle strette commetta un errore.