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La Nestlé prosciuga le risorse idriche del Pakistan

Creato il 18 novembre 2013 da Stivalepensante @StivalePensante

La multinazionale svizzera dell’acqua è sotto accusa. L’associazione SumOfUs lancia una petizione :”Basta lasciare a secco il Pakistan”.

Articolo di Massimo Lauria (fonte popoff.globalist.it).

Alcune bottiglie di Nesté Water

Alcune bottiglie di Nesté Water “Pure Life” (mommysfabulousfinds.com)

L’acqua potabile in Pakistan è un bene comune, ma solo per chi se lo può permettere. L’oro blu, infatti, viene imbottigliato e rivenduto a prezzi altissimi, mentre il 44% della popolazione è escluso dall’approvvigionamento idrico. Da decenni i pozzi di estrazione locali sono affidati alle multinazionali dell’acqua, come la Nestlé, che sottraggono il prezioso liquido ai cittadini. L’associazione internazionale SumOfUs ha lanciato una petizione per fermare lo scempio targato Nestlé, che sta prosciugando le risorse idriche del paese islamico.

Nestlé si sta muovendo in Pakistan e sta succhiando il rifornimento idrico locale, rendendo inabitabili intere aree al fine di vendere l’acqua arricchita di sali minerali ai cittadini più ricchi come status symbol, – scrive SumOfUs - mentre i poveri guardano i pozzi seccarsi e i loro bambini si ammalano”. Accuse durissime, respinte però dalla Svizzera, dove ha sede la Nestlé International, e dalla Francia, sede di Nestlé Waters. Nel mirino anche il governo centrale, incapace di operare politiche efficienti per garantire accesso all’acqua per i pakistani.

Dietro il marchio Pure Life, l’acqua in bottiglia che Nestlé vende in tutto il mondo, c’è una storia di sfruttamento e violazione dei diritti umani che dura dal 1998. Quell’anno, infatti, sono cominciate le operazioni di drenaggio dei pozzi della Nestlé in Pakistan. Secondo uno studio del procuratore legale e consulente dei Diritti umani e Sviluppo, Nils Rosemann, nelle aree rurali del paese la “carenza di acqua potabile e sicura” riguarda circa il 90% della popolazione.

“Come misura del problema basti pensare che la stima di bambini che muoiono ogni anno in Pakistan, a causa di diarrea sono 200.000″, denuncia ancora Rosemann nel suo studio. L’azione della Nestlé, dicono le associazioni per i diritti umani, si concentra in particolare nel villaggio di Bathi Dilwan, dove le vittime sono per lo più anziani e bambini, che si ammalano per i fanghi maleodoranti causati dalle operazioni di estrazione.

“In nome del profitto, la Nestlé sta contribuendo al depauperamento delle risorse idriche, inaridendo le locali fonti d’acqua e i pozzi fino a oggi utilizzati per uso domestico e agricolo”, scrive infine Nils Rosemann. E un altro grave effetto dell’operazione Pure Life è che “l’attuale estrazione dell’acqua condotta dalla Nestlé non è sostenibile e utilizza acqua più velocemente di quanto possa essere naturalmente rinnovata, mettendo a grave rischio il diritto all’acqua delle future generazioni”. Ecco perché è importante firmare la petizione di SumOfUs.

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