Alla fine è venuta giù, silenziosa e costante, per tutta la notte. Come sempre, la neve a Londra è uno spettacolo, un po’ magico, più spesso inquietante, per i disagi che crea ad una metropoli sempre di corsa. Questa volta, però, il comune non si è fatto trovare impreparato. Il sale era stato sparso per tempo, circolavano gli autobus e persino i treni, con impercettibile ritardo. Nonostante la bronchite, ho sfidato il gelo per andare a scattare delle foto dall’Hungerford Bridge. Di domenica mattina la città era ancora infreddolita e assonnata, e giravano pochissime persone: sparuti turisti, fotografi professionisti con cavalletto ed irrinunciabili sportivi, corrucciati e di corsa lungo il southbank.
Di ritorno in SE4 sono rimasta colpita da un fenomeno strano.
Nella neve che ricopriva Ashby Road, ho intravisto le linee sinistre di un volto. Non erano frutto di intervento umano, erano proprio delle fenditure nel manto nevoso, del tutto naturali. Ho scattato una foto. Mi sono venute in mente tutte le storie di fantasmi di Brockley, il cavaliere con il tricorno, la faccia demoniaca, la fanciulla Rosalie e le sedute spiritiche di Harry Price in Wickham Road. Coincidenze?