Magazine Astronomia

LA NEVE...da Leonardo Da Vinci a Michele Serra...SUGGESTIONI

Da Colorefiore @AmoreeDintorni

LA NEVE...da Leonardo Da Vinci a Michele Serra...SUGGESTIONIC’è la neve?Vi pare una domanda sciocca, non è vero? Eppure in casa mia ha una grande importanza, poichè in un momento di tenerezza paterna ho avuto la imprudenza di prometterla al mio bambino che non ricorda più quella dell’anno passato. Io gli ho promesso la neve pel giorno di Natale, io che l’ho avvezzato a credere ciecamente alle mie parole! La stagione si manteneva sempre eccellente e cominciavo a fare il diplomatico col signorino, cercando di preparare delle scappatoie alla paterna autorità.                                                                                          Olindo Guerrini - Brani di vita16, venerdìE sempre nevica, nevica. Seguì un brutto caso, questa mattina, con la neve, all’uscir dalla scuola. Un branco di ragazzi, appena sboccati sul Corso, si misero a tirar palle, con quella neve acquosa, che fa le palle sode e pesanti come pietre. Molta gente passava sul marciapiedi. Un signore gridò: - Smettete, monelli! - e proprio in quel punto si udì un grido acuto dall’altra parte della strada, e si vide un vecchio che aveva perduto il cappello e barcollava, coprendosi il viso con le mani, e accanto a lui un ragazzo che gridava: - Aiuto! Aiuto! - Subito accorse gente da ogni parte. Era stato colpito da una palla in un occhio.                                                                          Edmondo De Amicis-CuoreTrovandosi alquanta poca neve appiccata alla sommità d’un sasso, il quale era collocato sopra la strema altezza d’una altissima montagna, e raccolto in sé la maginazione, cominciò con quella a considerare, e infra sé dire: «Or non son io da essere giudicata altera e superba, avere me, piccola drama di neve, posto in sì alto loco, e sopportare che tanta quantità di neve quanto di qui per me essere veduta pò, stia piùbassa di me? Certo la mia poca quantità non merta quest’altezza, ché bene posso, per testimonianza della mia piccola figura, conoscere quello che ’l sole fece ieri alle mia compagne, le quali in poche ore dal sole furono disfatte; e questo intervenne per essersi poste piùin alto che a loro non si richiedea. Io voglio fuggire l’ira del sole, e abbassarmi, e trovare loco conveniente alla mia parva quantità.» E gittatasi in basso, e cominciata a discendere, rotando dall’alte spiagge su per l’altra neve, quando piùcercò loco basso, piùcrebbe sua quantità, in modo che, terminato il suo corso sopra uno colle, si trovò di non quasi minor grandezza che ’l colle che essa sostenea: e fu l’ultima che in quella state dal sole disfatta fusse. Detta per quelli che s’aumiliano: son esaltati.                                                                                                                                                                                                                                             La neve umile-Leonardo Da VinciLA NEVE...da Leonardo Da Vinci a Michele Serra...SUGGESTIONI
Un lieve battito sul vetro lo fece voltare verso la finestra. Aveva ripreso a nevicare. restò a osservare, assonnato, i fiocchi di neve argentei e scuri, che scendevano obliquamente davanti al lampione [...] La neve cadeva in ogni parte della bruna pianura centrale, sulle colline brulle, scendeva piano nella palude di Allen e, più a occidente, calava lieve sulle cupe onde tumultuanti dello Shannon. E cadeva anche su tutto il solitario cimitero di camopagna, là in cima alla collina dove era sepolto Michael Furey. S’ammucchiava sulle croci contorte e sulle pietre tombali, sulle punte del piccolo cancello, sui cespugli brulli…                                                                  J. Joyce, Gente di Dublino, I mortiDirò soltanto che la neve aveva creato tanti ostacoli ai cavalli come alle macchine a vapore, che non giunsi alla fine del viaggio prima che fosse buio già da qualche ora, e che all’ultimo si scatenò una tempesta tanto acceccante da rendere i pochi chilometri da O… e Horton Lodge un viaggio lungo e difficile. Io sedevo rassegnata, con la neve fredda e pungente che mi entrava sotto la velata e cadeva in grembo, senza vedere nulla e chiedendomi come gli sventurati cavallo e cocchiere riuscissero, sia pure in qualche modo, a farsi strada; si trattava, è vero, di un avanzare faticoso, strisciante, a voler essere generosi. Infine ci fermammo; e, al richiamo del cocchiere, qualcuno aprì sui cardini cigolanti quelli che mi parvero i cancelli del parco. Allora vanzammo su una strada più agevole, e a tratti scorgevo una informe massa bianca, senza dubbio un albero coperto di neve, che penetrava nelle tenebre. Dopo parecchio tempo ci fermammo di nuovo, davanti al maestoso portico di una vasta dimora le cui finestre arrivavano fino a terra. Mi alzai a fatica per la neve che mi copriva…                                                          Anne Bronte, Agnes Grey, VII Horton LodgeUscendo dalla casa dei due Isnaghi il prete trovò ad accoglierlo un’aria immobile e fredda nella quale due precisi profumi sembravano incisi: quello del fuomo di camini e stufe a legna e quello della neve. Da un paio di giorni, in effetti, l’aria di neve teneva in scacco l’intero panorama. Il lago era immobile, di un grigio compatto, silenzioso, pesante e la montagna, nera, sembrava guardare in su, verso la massa densa delle nuvole che non si decidevano a sgravarsi. Era un pò presto per una bella nevicata. Fosse arrivata per davvero voleva dire avere neve tra i piedi fino a febbraio, forse marzo.                                                                        OLive comprese di Andrea Vitali
LA NEVE...da Leonardo Da Vinci a Michele Serra...SUGGESTIONI

«Senti la neve contro i vetri della finestra, Frufrù? Che suono dolce! Come se uno stesse baciando la finestra dal di fuori. Forse la neve vuol bene agli alberi e ai campi e li bacia così soavemente! E poi li copre ben bene, sai, con una coperta bianca, e forse dice: «Andate a letto, cari, andate a letto, cari!».                                                               Attraverso lo specchio di L. Carroll, Capitolo I.Guglielmo fece tutto un sonno. Quando si svegliò rimase sorpreso del silenzio che regnava fuori. Che fosse tornato il bel tempo? Accese un cerino e guardò l’orologio, che teneva appeso a un chiodo sopra il capo. Era ancora troppo presto per alzarsi. Ma, dopo un quarto d’ora, non reggendo più, si alzò. Sebbene cercasse di fare piano, il ragazzo si svegliò. “Che ore sono?” brontolò assonnato. “E’ ancora presto” rispose sottovoce Guglielmo. “Vado a dare un’occhiata fuori”. Ma la porta non cedeva alla pressione. Guglielmo non si raccapezzava. “Che diamine succede?”. Finalmente, facendo appello a tutte le sue energie, riuscì a smuoverla. “Che diamine è successo?” brontolò ancora, e subito dopo si rese conto della natura dell’ostacolo. Era neve. Albeggiava appena, ma Guglielmo fu in grado di constatare che durante la notte era caduta un’abbondante nevicata. C’era un palmo di neve alto sul suolo. Diresse a caso i suoi passi su quel morbido e cedevole tappeto. Non sapeva se essere contento o no, ma la novità finì per eccitarlo piacevolmente. Dimenticando gl’inconvenienti per la nevicata avrebbe finito col provocare, girò intorno al capanno, affondò le mani nella neve, scrollò un ramo di pino; rise quando sentì il gelo per il collo.                                                             Dal Capitolo VII “Il Taglio del Bosco” di Cassola.
Gli anziani, nei paesi, se la ridono da qualche giorno. Dicono che l'inverno, da una decina d'anni almeno, è diventato una parodia. Ricordano molta neve, mesi di neve, i piloni della luce che cedevano sotto il gran peso, e il sottozero come regola, mai come eccezione. Ricordano anche le case scaldate appena dalla cucina economica e dal camino, i vetri opachi di condensa, e i ghiaccioli appesi ai pluviali. Non sanno molto del buco nell'ozono e dell'effetto serra, ma hanno visto abbastanza stagioni per dire che a preoccuparli non è il gelo, ma I'insano ristagno sciroccoso che fino a tre giorni fa ha cancellato dalle valli anche il ricordo degli inverni veri. "Ho fatto Natale in giacchetta. Te che hai studiato, ti sembra normale?" Ma al Tg5 delle 8, ieri mattina e l'altra mattina pure, il primo quarto d'ora era tutto un grido di catastrofe. Un inviato mostrava la neve (in Appennino, mica alle Molucche) come una tabe aliena e sconosciuta; un altro ha seguito ansioso le peste di una macchina finita nel fosso, parendogli un eloquente riassunto dell"'Italia paralizzata nella mo-rsa del gelo".
                                                                          
Tutti i santi giorni Di Michele Serra

Riavutasi, capì che quell'uomo magro che era entrato, ravvoltoin un lungo gabbano di tela, al quale mancava un bottone, era uno del personale,addetto ai caloriferi, e che ora stava guardando il termometro: dietro a luiera entrata una folata di vento carica di neve. Poi tutto si confuse di nuovo... L'uomo si mise a rosicchiare qualcosa presso alla parete; la vecchia signorastese le gambe per tutta la lunghezza della vettura che fu empita di una nuvolanera: poi si udì uno stridere, accompagnato da tonfi sordi , come se silacerasse qualcosa, e finalmente una fiamma rossa le passò davanti agli occhi.Anna si sentiva affondare, ma non aveva paura, anzi era allegra. La voce di unuomo imbacuccato e coperto di neve le grido qualcosa.                                                                                        Anna Karenina- Lev Tolstoj

Il giorno in cui venne Augusto la prima volta a casa nostraera caduta la neve. Lo ricordo perché la neve da queste parti cade di rado eperché, proprio a causa della neve, quel giorno il nostro ospite era arrivato apranzo in ritardo. Augusto, come mio padre, si occupava dell'importazione delcaffè.  Va' dove ti porta il cuore- Susanna TamaroA mo' di precauzione, ficcò nel cesto anche un paio diciaspe, le racchette che servono a galleggiare sulla neve. Arrivò al paese diCimolais, imboccò la Val Cimoliana, la percorse fino al laghetto Melùz. A quelpunto voltò a sinistra verso la Val d' Infe rno. La neve, un metro di cipriafinissima, volava sotto i passi come piuma senza opporre alcuna resistenza.Quando fu al Cason d'Inferno s'avvicinò al torrente dove sassi di ognidimensione, forma e colore sfoggiavano un bel colbacco di neve sulla testa. Nescelse uno rosso, grande quanto un'anguria. Lo pulì dalla neve, lo soppesò.Fece una smorfia. Lo depose nella gerla, se la cacciò in spalla e affrontòimpavido la via del ritorno. Durante il viaggio provò un certo fastidio, quellapietra pesava. Ma quando gli sovvenne quanto pesava il diavolo, fece un segnodi croce e allungò il passo.     I fantasmi di pietra- Mauro CoronaLA NEVE...da Leonardo Da Vinci a Michele Serra...SUGGESTIONICORSO: I TAROCCHI : MAGICO ALFABETO DELLE NOSTRE EMOZIONI ...Leggi i dettagli




Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :