Ho sempre amato New York ed è sempre stato quel tipo di amore cieco ed idealizzato, rivolto a qualcosa di lontano e apparentemente irraggiungibile. Poi ho passeggiato tra le vie di Manhattan, mi sono riempita le orecchie dei suoi suoni e gli occhi dei riflessi dei suoi grattacieli. L'amore idealizzato è diventato concreto: quello consapevole dei difetti, ma forse per questo più forte di prima.
Da quando sono tornata da New York ho raccolto foto, ricordi, sensazioni e ho cominciato a scriverle prima sul diario, poi sul blog e qui di cose ne ho ancora tante da raccontare. Ora però mi fermo un attimo, mi fermo perché la città che amo non lo fa mai. New York si sta modificando e se nel corso della sua vita lo ha fatto di continuo in maniera più o meno impercettibile, ora che l'ho conosciuta quei cambiamenti li sento vicini, invadenti e mi sembra stiano rubando anche un po' dei miei ricordi.
Mi ricordo una mattina di marzo, fredda, ma senza pioggia. Mi ricordo il suono di un campanello, una porta che si apre e il profumo dei libri insinuarsi nelle mie narici. Entrare nella libreria The Complete Traveller Antiquarian Bookstore era come fare "un viaggio tra continenti impressi su carta e mappe ingiallite dal tempo" e così l'avevo descritta su queste pagine. La libreria ha chiuso alla fine del 2014 (rimanendo aperta solo online). Era un posto incredibile, che mi ha riempito il cuore pur essendo minuscolo.
Mi ricordo poi due giornate, molto fredde anche quelle, durante le quali sono tornata bambina. Prima da Toys 'R' US con la ruota panoramica e i personaggi dei fumetti e dei cartoni animati a grandezza naturale, poi da FAO Schwarz, più elegante, con la tastiera di pianoforte gigante sul pavimento e i soldatini rossi all'ingresso. Entro febbraio 2016 il primo potrebbe chiudere e spostarsi lungo la Broadway in uno spazio decisamente più piccolo, il secondo chiuderà invece il 15 luglio 2015 (o almeno sembra questa la data).
Una mattina, il cielo terso, il sole che scalda. Sempre marzo, ma molto meno freddo. Dopo aver attraversato il Ponte di Brooklyn mi ritrovo prima nel bel mezzo di Chinatown e poi in quello che rimane di Little Italy e gli occhi vengono catturati dalle iconiche scale antincendio che si arrampicano sugli edifici in mattoni rossi. Sembra che, piano piano, verranno eliminate una a una, spogliando così le case di Manhattan dei loro gioielli di ferro.
New York cambia in fretta, a volte troppo. New York non sta mai ferma e a me è sempre piaciuta anche per questo, ma, ora che l'ho conosciuta, i suoi dettagli e i suoi angoli sono un po' anche parte di me. Scoprire che quei luoghi impressi nella mia memoria non ci saranno più quando ci tornerò (perché so che prima o poi lo farò) un po' mi rattrista, ma sono felice di averli visti, di avere il loro ricordo con me e starò attenta a non perderlo. Lo chiuderò in una cassaforte, magari insieme al ricordo di quell'uomo che lucidava le scarpe sulla Quarantaduesima, altro simbolo di una New York che non c'è quasi più.