Magazine Diario personale
Non c’è niente di indecente in quel battito d’ali. Se Belén fosse scesa da quelle scalinate completamente nuda, con la patata al vento, avrebbe espresso il meglio di sé.“Senza la bellezza non sarei andata da nessuna parte...” ha affermato sinceramente la showgirl.Che abbia un bel fisico e una certa personalità non serve sia io a dirlo. È sufficiente averla vista al fianco di Elisabetta Canalis, relegata al ruolo di scovolone da cesso rughe e ossa (e gambe storte) nell’impietoso confronto mediatico con la manza argentina.Il nudo, la bellezza del corpo, la pornografia stessa, non sono volgari; sono opinioni di privato senso del pudore. Ognuno se lo gestisce come meglio crede. Diventano volgari quando da trasmissione di emittente privata, vengono elevati a mezzi di intrattenimento di servizio pubblico.
Belén ha risposto alle critiche dei parrucconi e intellettuali dicendo “Faccio la showgirl, mica le leggi”. Ha ragione da vendere. Belén entra, scende la scalinata ed esce elegantemente dalla vicenda. È stata se stessa.Belén fa la Belén. Celentano fa il Celentano. I dirigenti Rai fanno i loro porci comodi con i soldi del canone che, sebbene costituisca un furto legalizzato, dovrebbe almeno finanziare un servizio pubblico.
C’è la volgarità, quella sì, de “la figa si vede la figa non si vede”. Dalla foto appare una strisciolina bianca, suppongo un assorbente esterno, probabilmente richiesto espressamente dallo stilista che forniva gli abiti, vuoi mai che un poco di piscio inopportuno rovinasse la morale del fashion.C’è il limitar di figa di Belén. Belén quello è. Ed è qualcosa “che tira” visto che alla fine si parla tanto di valori, cultura, arte, giovani, e la rava e la fava, ma poi sempre lì si finisce.Alla fava e alla fica.Fa audience, sono le leggi del mercato, dirà qualcuno.Fa schifo, visto che un servizio pubblico non deve fare business, rispondo io.
Abbiamo detto che c’è la figa, il culo, le tette, una che sorride trasognata come un’imene vergine al ballo delle debuttanti (o come una Nicole in un consiglio regionale).Manca il deuteragonista del Festival della tragicommedia all’italiana. Abbiamo la nipotina, manca il vecchio porco tirato a lucido.Scovarlo non è difficile. A presentare il Festival, ridendosela di gusto mentre sdogana l’estetica del seta ultra in prima serata Rai uno, c’è lui, un’icona dei bravi ragazzi evergreen: Gianni Morandi.Invecchia davvero male, con la sua faccia da culo sorridente, per tutte le stagioni.Va per i settanta, ma scimmiotta la triste parodia di se stesso mezzo secolo fa, atteggiandosi artritico al ragazzino che suggerisce alla fidanzatina di farsi mandare dalla mamma dal lattaio.Così una sera capita una ragazzina tra gli ospiti internazionali e, a quello che potrebbe essere suo nonno, ammicca complice e piccante “Quanto sei figo!”.Che tristezza vedere i matusa che giocano a fare i falchetti, quelli che a lingua e pasticche sono in grado di soddisfare dodici puledre per notte.San Remo vista mare, San Martino vista villa.
Tornando a Belén perché te la sei fatta mandare; bel menestrello latte, sapone e acquasantiera? Quella goccia sulle labbra cos’è? Latte o sperma?Sanremo è stata l’ennesima dimostrazione che il cosiddetto Berlusconismo è una pozzanghera nella quale ci piace grufolare come porcelli.Ruby e Silvio sono solo maschere di quel triste spettacolo chiamato Burlesquonism.Ecco allora Belén e Gianni, anch’essi, puntualmente, retribuiti con denaro pubblico.
È questa l’unica volgarità.Che tutto questo baraccone di squallore, con ospiti internazionali ben retribuiti, venga messo in piedi con i nostri soldi.Il nudo, il pube, la farfallina – che sia tatuata o che sia leccata – poco c’entrano.Avere bisogno di rifilare in prima serata su Rai Uno Belén che scende da una scalinata durante il Festival della Canzone Italiana, per soddisfare i pruriti da sagrestia di chi non ha mai visto una figa anatomica o se l’ha vista è sempre e soltanto quella della santa donna della propria moglie, che le altre tutte puttane sono: questa è l’indecenza.Nell’epoca dei siti porno on-line, certe bigotterie fanno semplicemente pena.
Noi Italiani ci godiamo a rimarcare la nostra pochezza retrograda agli occhi del mondo.Evidentemente non siamo ancora pronti per ambire a un servizio pubblico televisivo.La BBC è servizio pubblico.La Rai, come qualcuno ha ben chiosato, tutt’al più è servizio pubico.Rete 4 e i conflitti d’interesse televisivi di Berlusconi sono davvero naturali paesaggi sotto il sole del Festival di Sanremo.Siamo sempre pronti a esportare il cattivo gusto in occasione di eventi a diffusione internazionale, si tratti di un summit del G8 o di un Festival della canzone.
Un servizio pubblico televisivo non dovrebbe essere e offrire qualcosa di – come possiamo chiamarlo? – più intellettualmente elevato?! Più socialmente utile, formativo e informativo?!
Belén e la sua farfallina sono stati a modo loro eleganti, ovvero se stessi.Tutto intorno a loro, lì sì, c’è stata tanta volgarità.Non sono le farfalline di Belén (dio gliele conservi) a essere fuori luogo.È quel luogo che non dovrebbe nemmeno esistere nel novero dei servizi pubblici garantiti.
Qualcuno potrebbe dire che chi non gradisce il festival può sempre cambiare canale.Beh, la Rai fa pagare il canone anche a chi non la guarda, per cui non è sufficiente non guardare la Rai.È ora di venderla, metterla sul mercato, rendere privato ciò che di fatto già produce prodotti commerciali d’intrattenimento.A quel punto buon gusto o cattivo gusto diventano soltanto una voce di bilancio.Se fanno vendere spazi pubblicitari, bene, altrimenti la gente cambia canale.Senza moralismi da elargire.E senza canone da pagare.
Che bello sarebbe un mondo dove papponi e puttane cominciassero a muovere il culo per guadagnarsi da vivere, esentasse (nostre).
Senza offesa per Belén, ovviamente.
K.
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