Andrea Vinetti tratteggia a modo suo il suo Scola. Narrativa cinematografica, potremmo dire. Meglio che dica lui: “Ho scritto una cosa sull’ultimo fantastico episodio de I mostri – La nobile arte -, ai cui dialoghi lavorò Scola, rendendo magica la pellicola di Risi. L’ho finito adesso: credo possa essere utile per far capire un po’ chi e’ stato Scola.” Allora, silenzio in sala, luci spente e via con questo cortometraggio di parole…
La Nobile Arte
(I Mostri)
I.
Su una spiaggia, Ostia, un uomo di più di Trentacinque Anni serve ai tavoli in quello che sarebbe un ristorante sul mare, o forse una di quelle creazioni sbilenche che si mettono in piedi per sopravvivere, e che per quelli che arrivano da fuori fanno sempre ‘particolare’.
(Sembrano le escogitazioni dei venditori di ciliegie in certe campagne… Dopo averle raccolte, le mettono in ceste ‘adornate’ da fogliacce uscite da non si sa dove, mettono la carta delle Uova di Pasqua sui tavoli in legno, si piazzano sulla strada, con una bilancia vecchissima al centro del tavolo, e questa magia lercia schifa loro che la creano e attira quanti arrivano da fuori…
Ecco, per l’uomo che serve ai tavoli e per sua moglie, che giovane porta occhiaie che la luce del sole marino non cancellerà, il ristorante sul mare ha un po’ questo senso.
C’è una specie di fornello piazzato su una tavolozza, con sopra enormi pentole piene di pasta…
La coppia si è meccanizzata non solo nella vita più oscura, ma anche (e questo è più ovvio) nella catena di montaggio che deve andare avanti.
Artemio Altidori non è un uomo di scarsa intelligenza.
Non un cretino. E’ uno che sia adatta, scende lo scalino anche quando fa male, passare da promessa della boxe a cameriere del ristorante di cui sei padrone.
E la sera, – e non è poesia, o sogno, ma il godere di quello che gli resta –
prima di buttare l’enorme sacco con i rifiuti, fuma una sigaretta, s’alza un po’ di vento, e per un paradosso che non si dovrebbe spiegare, sente la grande promessa che è stato e che è andata così, così, ed ora c’è il vento, ed una sigaretta, una, la sera, e poi via a casa.
La voce della moglie lo riscuote, è stanca, vuole andare.
Va bene.
Lei ha sempre dei begli occhi, pensa lui.
II.
Enea Guarnacci invece non accetta di aver mancato il colpo una, due , tre volte, quindi continua a riprovarsi, patetico, grottesco… Lui stesso forse si vede così… Ma non può frenarsi..E’ come se la voglia di lottare degli stupidi – che farebbero bene a fermarsi – quella che spesso commuove, ed il lato grottesco della sua vita fossero una sola cosa.
E’ lui il vero pugile di questa storia. Quello che va avanti a testa bassa… Come hanno fatto e faranno in molti… Molti con una cascata di pugni addosso, altri con qualche anno di Cinture attorno alla vita.
Per Altidori, che tutto affannato sotto il sole mentre serve i clienti sembra un povero imbecille, la boxe è un’altra cosa.
E’ come il vento la sera, quando può fumarsi una sigaretta.
La boxe per Lui è, nel casino dell’Italia che non la smette di ricostruirsi col pretesto di doversi ancora ricostruire..la boxe… è avere finalmente davanti qualcuno; che poi sia lui il ‘colpevole’, come nei film gialli di Sheridan, questo è pretendere troppo.
Intanto hai davanti Lui.
Non è come un ingorgo in coda a Roma. Sul ‘quadrato’, come lo chiamano, beh da lì non ci puoi scappare, ma tante volte ci vuoi davvero stare.
Così la vede, Artemio, e dopo troppe (o troppo poche) sigarette, una al giorno, per giorni… Gli manca giusto di incontrare non solo un vecchio dell’ambiente, con cui condividere i ‘vecchi tempi’, ma anche uno che si aggancia i vecchi tempi per portare avanti il suo progetto.
E Altidori non è che non lo sappia, lo sa, lo sa, che la gente tante volte fa una cosa per due motivi… Ma anche lui magari ascoltando i vecchi tempi…Chissà…Magari allenandosi bene e mandando il suocero ad aiutare la moglie sulla spiaggia…Tanto la Stagione sta finendo, poi ci si inventerà qualcosa…
Altidori non sa mentire: sta parlando e ridendo con il ‘manager’ Enea, si danno pacche sulle spalle, ma come guarda la moglie lei ha già capito e gli dice con gli occhi ‘Nun te sce devi provà’.
Eppure i due continuano a parlare…Per Enea era un Mondo Dorato perché da giovani è più facile sognare, e perché stava fuori dal ring.
Per Artemio ci sono stati ‘certi cazzotti’ che se li ricorda ancora, più forti dei sorrisi e delle (brevi, in genere) recensioni dopo una vittoria.
Si ricordano sempre le cose più ‘intense’.
La moglie chiama Artemio, anche se c’è più soltanto solo un signore da servire, e potrebbe farlo lei….Ma ormai non ce la fa a staccare suo marito da quello che ha già deciso…Il dramma della ‘Nobile Arte’ è già finito, qui, a questo punto….
II.
(Io me sce provo…Ennò!)
Ecco. A questo punto il Pugile pronto alla ‘rentré’ contro l’affermato (e molto più giovane) Giovanni Bordignon, sa tutto.
Sa che ‘li cazzotti fanno male’. (E’ una frase di Ettore Scola, che completò la sceneggiatura).
E quando Artemio è carico di botte, presto dopo il primo gong, quando gli lanciano la buccia di banana sul ring, continua a guardare il suo ‘manager’ e gli ripete ‘so’ contento’… Con lo sguardo forse… Come glielo ripeteva quando descriveva il suo squallido lavoro sulla spiaggia di Ostia.
Ma non è un imbecille. Per lui dire ‘so’ contento’ è come dire ‘sto facendo quello che sto facendo, quello che ho potuto decidere’.
E’ un gesto d’intesa con Enea, che è anche lui contento perché si sente dentro al ‘giro’ di nuovo, ma Enea Sogna, Artemio paga.
Non è un episodio da Commedia Italiana anni ’60… Non ci sono i ‘Mostri’, qui… Ma persone che se la sfangano. È un lampo di Neorealismo del tutto fuori Tempo.
Come quando Enea il manager cerca di ‘inserirsi’ fra i discorsi ‘seri’, ‘veri’ dei veri manager e lo ignorano.
(Andrea Vinetti)