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La Noia e La Gioia del Venerdì a Muscat

Creato il 19 aprile 2013 da Sunday @EliSundayAnne

Prayer_Muscat

E’ un altro venerdì mattina, qui a Muscat. Tutto tace. Mi sveglio e non sento lo scuolabus, parcheggiato di fronte alla scuola, che si mette in moto per andare a prendere gli alunni a casa. Non sento l’inno nazionale omanita che i bambini cantano prima dell’inizio delle lezioni. E’ venerdì, il giorno di riposo musulmano. Però sento il richiamo alla preghiera che i muezzin delle moschee che circondano la casa in cui vivo intonano al sorgere del sole, quando comincia a distinguersi un filo bianco da un filo nero. Eccolo, dalla terrazza della casa:

http://youtu.be/yzbdZjM-I9A

In Oman sta cominciando l’estate: ogni giorno la temperatura aumenta di un grado. Ieri 38, oggi 39 gradi centigradi. Ieri notte 34, stanotte 35. Metto il termometro, per curiosità, al sole sul terrazzo: segna 50.5. Mi alzo e mi lavo la faccia e i denti: l’acqua scorre bollente, e certo non mi aiuta a svegliarmi.

Anche gli uccellini sembrano spariti: quelli che fino a un mese fa picchiettavano sul vetro della mia porta-finestra con i loro becchi gialli, ora saranno volati via in cerca di un po’ di frescura. Forse avranno portato i loro piccoli becchi nel Dhofar, la regione più meridionale dell’Oman, al confine con lo Yemen, dove il clima è monsonico: la pioggia vestirà di verde i fondovalle per alcuni mesi, e una nebbia bianca ammantirà le montagne, gli alberi del franchincenso e i dromedari e le loro gobbe alte e serene.

Nel salotto, la governante ha già acceso il franchincenso; il tè allo zenzero sta fumando nella teiera; il pane arabo e il miele di datteri attende accanto alle tazze ancora vuote. Dalla cucina dei vicini, indiani, sta già salendo un profumo di montone e di spezie. Come ogni venerdì, anche oggi faccio il bucato, che in questa casa è un’impresa tutt’altro che semplice. La lavatrice è infatti non automatica, bensì manuale. Eccola qui:

Lavatrice manuale_Muscat

Nel cestello a sinistra metto i miei vestiti, 45 minuti di lavaggio con acqua fredda (beh, in questa stagione è bollente), poi devo scaricare l’acqua, riempire di nuovo il cestello, e così via per almeno tre volte, per cercare di sciacquare i miei vestiti. Dopodichè travaso il tutto nel cestello a sinistra, quello della centrifuga, e lascio che l’acqua scorra e tolga ancora il detersivo (non lo toglierà mai del tutto, è ovvio), poi lascio la centrifuga asciutta fare il suo lavoro. Infine stendo il mio bucato, che in un’ora verrà asciugato dal sole caldo dell’Oman.

E’ quasi mezzogiorno: dal mio terrazzo vedo omaniti, pachistani e indiani avviarsi verso la moschea per la funzione del venerdì. I pachistani si tengono spesso per mano, ma non bisogna fraintendere: è il loro modo di camminare per strada dimostrando amicizia.

Omanis
Pakistani

I loro dishdasha sono lindi e ben stirati, e tengono il passo seguendo il ritmo delle gambe di chi li indossa. Li immagino profumatissimi di franchincenso e di Amouage, il famoso profumo francese prodotto in Oman, da 200 euro il flacone: ma ne basta una goccia e dura due giorni.

Il silenzio che si crea nell’aria prima di sentire il sermone dell’imam è sempre un po’ surreale. Mi piace osservare questo silenzio nell’aria dalla terrazza: i tamarri omaniti che percorrono la mia strada il giovedì sera con la musica a tutto volume, sparata da Lamborghini e Lexus, sono spariti. Al loro posto, un bambino su una bicicletta corre veloce nella sabbia che ancora fa da padrona vicino ai marciapiedi, a ricordarci che fino a poco tempo fa qui non c’era nulla se non la natura e la sua asprezza.

Guardo l’orizzonte luminoso e mi preparo a quello che gli iraniani chiamano Friday Afternoon: tutto ciò che è lento e noioso, lo apostrofano come noioso come il Venerdì Pomeriggio. Un mio amico iraniano mi disse che il Friday Afternoon lui lo sentiva a Dubai: “Everything is beautiful in Dubai, but there is no soul. You see nice things, but you do not feel happy”. Ovvero: tutto a Dubai è bello, ma non c’è l’anima. Vedi cose belle, ma non ti senti felice. Quando ero in Italia, la domenica pomeriggio mi rendeva sempre inquieta, annoiata, infelice: come se tutte le matasse che mi si annodavano dentro aspettassero solo la domenica per saltare fuori, e ovviamente intricarsi ancora di più. Oggi, qui a Muscat, non più: con la scelta di partire ed essere felice, quella matassa si è sciolta.

E così sorrido nel sentire gli imam delle varie moschee fare le loro prediche, che si diffondono nell’aria, incrociandosi, grazie agli altoparlanti. E sorrido non perchè le prediche religiose mi mettano di buon umore (e poi parlano arabo, chi le capisce), ma perchè è indescrivibile quel senso di felicità nel sapere che hai fatto un passo verso te stessa. Verso ciò che volevi. Che hai posato la prima pietra di una vita nuova, quella giusta per te. Finalmente.

I sermoni degli imam del venerdì, sentiti dalla mia terrazza:

http://youtu.be/RHFTQeFfqOI


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