Non so a voi, ma a me la noia porta per mano nei meandri più bui e desolati della pigrizia, quelli che mi hanno sempre insegnato a combattere. La noia mi fa passare la voglia di fare tutto: scrivere, uscire, telefonare a un amico, fare il bucato, stare con i miei figli, fare l’amore con mio marito. La noia mi fa odiare il mare, mi fa sentir fatica quando vado in bicicletta, non mi fa andare in palestra, mi fa mangiucchiare cagate, mi fa passar la voglia di leggere un libro, mi fa rimanere indietro nelle cose.La noia, credo, è una malattia, è come un virus, un cancro, una sanguisuga che mi succhia tutte le energie e mi fa passare ore a guardare video idioti su youtube, ore su facebook a guardare le foto delle vacanze di persone che non conosco e mai incontrerò, che mi fa fumare di più, bere di più, isolarmi di più. Eppure a volte sembra trasformarsi nella persona più seducente mai esistita al mondo.La noia mi convince che non sono brava a fare quello che faccio, per cui che non vale neanche la pena di mettermi in pista. Non c’è gara, mi sussurra ogni volta che accendo il computer, che parlo con qualcuno di un progetto. Non stare a sbatterti più di tanto che poi comunque finisce in fumo, mi dice appoggiando la sua testa sulla mia spalla. Stai qui con me, dai, ancora dieci minuti. Mi convince, la noia, che la colpa è degli altri, che non mi chiamano, che nonmi propongono. Che mi vogliono isolare, che di me ne hanno le palle piene. Ma lei no, la noia non si stufa mai di me, lei starebbe con me per sempre.La noia a volte riesco a usarla per darmi una spinta in avanti e alzare il culo per fare, proporre, pensare, produrre. Ma prima di sentire questa spinta, devo toccare bene il fondo, coricarmi sulle sue belle piastrelle calducce, da cui escono mille braccia che mi bloccano con un abbraccio affettuoso ma non troppo, deve cantarmi delle ninnananne accattivanti, che mi fanno stare lì. Mi passa un bel cuscino morbido, una copertina fatta a mano e mi chiede di stare ancora lì. Dai, dieci minuti e poi vai. Ma non vado mai, e i dieci minuti diventano dieci ora, dieci giorni, dieci stagioni.Devo trovare un modo per litigare con lei, per offenderla, per cacciarla dalle mie molecole, dai miei neuroni. È un po’ come dover interrompere di malavoglia il rapporto con una persona che ami: è impossibile. Serve una ragione esterna a me, un motivo indiscutibile: finiscono le vacanze e c’è un treno che mi porta via; non c’è più da mangiare e devo uscire a far la spesa. Insomma, ci vuole qualcuno o qualcosa, un'altra entità nascosta dentro di me, che prenda il sopravvento e che mi porti via con gli stessi gesti che si fanno, quasi involontariamente, quando si porta via una borsa, un cappello, una tazza di caffè.Ma per ora è ancora qui, la mia cara noia, che mi annichilisce il cervello e i sensi e mi racconta della sua voglia di stare con me, sempre. La odio eppure la amo.