di Leandro Ghinelli
Leggere un libro nuovo, coinvolgente per profondità e verità di contenuti, è un arricchirsi mentale e spirituale che fa partecipare al fecondo laboratorio di conoscenza che è la Repubblica del Sapere, cardine del vivere civile e dell’essenza nobile dell’essere umano. E’ naturale che tale arricchimento susciti nel lettore un moto di sincera riconoscenza per lo studioso-scrittore-ricercatore, che dedica la sua vita allo sforzo di comprendere e svelare alcune realtà, che sfuggirebbero a chi è preoccupato e legato ai suoi preminenti interessi pragmatici.
Se la Conoscenza può toccare spesso, anche involontariamente, la penetrazione dolorosa del male nella Storia e condurre a conclusioni pessimistiche, è pur vero che senza la conoscenza del male l’uomo non sarebbe uomo ma puro angelo e forse la sua sete di sapere non sarebbe uno stimolo forte di maggiore desiderio del bene, che gli assicura l’incontro finale con la bontà infinita del Creatore. Quando l’intelligenza nostra è mossa ad allargarsi senza alcuna pretesa di superba competizione con l’onniscienza divina, quando la scienza non rischia di valicare pericolosamente i confini imposti alla natura umana, la gioia di sapere è illimitata ed è la premessa per conoscere la Verità Eterna per la via dell’Amore.
Oltre la Storia terrena c’è (forse) una Storia dell’Infinito scritta dallo Spirito Universale, una Storia in cui s’immergerà l’assetata anima nostra finalmente appagata. Questa è la più bella speranza della Fede Cristiana, che rende sopportabile ogni inevitabile travaglio della Storia terrena.
Dopo un tale preambolo voglio esprimere il mio modesto giudizio sul Saggio del dottor Rocco Emanuele Grippa, La normalizzazione della Chiesa Latina su quella di Rito greco in Terra d’Otranto fra il XVI ed il XVII secolo, con consulenza antropologica di Lidia Caputo. (La Mongolfiera, Cassano allo Ionio, 2007).
L’argomento interessa il Sud e, nel Sud, particolarmente il Salento, soggetto a lungo dell’influenza bizantina dell’Imperio d’Oriente in contrasto con la crescente espansione del potere cattolico della Chiesa di Roma. Rendere “viva ed attuale” la Storia si propone l’Autore nella premessa metodologica alla sua Opera e pone subito scrupolosamente il lettore nella condizione di comprendere l’importanza di una interpretazione sociologica degli eventi, appoggiata sulla convinzione di Kurt H. Wolf (v. nota dell’Autore a pag. 11; Cfr. anche cap. III, 4, La Normalizzazione e la Teoria Struttural-Funzionale).
Il testo è suddiviso in quattro parti: nella prima stende un quadro del “microclima” epocale della dominazione bizantina della Penisola dalla guerra Greco-Gotica (535-553) alla guerra dei Trent’anni del 1618-1648, mentre lo Stato della Chiesa va acquistando lo stadio di potenza internazionale. La seconda parte, in tre capitoli, s’interna nel “microclima” sociale della Penisola Italiana e nella Terra d’Otranto dal Concilio di Trento alle due Paci di Westfalia. E vi si sofferma sulla “Normalizzazione” di una località-campione, Sternatia, della Grecìa Salentina. Fenomeno approfondito nella terza parte sotto il profilo complesso storico, religioso e sociologico. La parte quarta è dedicata all’Arcivescovo di Otranto Pietro Antonio di Capua. Lo stesso Autore conclude il suo progetto di ricerca in questi termini: «Tuttavia [...] per arrivare a formarci un’idea approfondita sugli avvenimenti, bisognerà fermarsi e scendere dal convoglio delle nostre certezze e verificare de visu quanto affermato tramite l’applicazione pratica “sul campo” di alcune teorie sociologiche». Lo storico supera così la sola ricerca della verità documentaria, per giungere alla comprensione dei moventi palesi o nascosti delle azioni di potenze in contrasto, che formano il cammino ora rapido ora lento della Storia, anche secondo esigenze e situazioni locali sociali delle popolazioni.
E’ naturale che la lettura diretta dell’Opera intera può soddisfare un lettore attento, tuttavia su piò tentare di estrapolare qualche argomento di singolare interesse, notevole per testimoniare l’acume e lo scrupolo dello studioso, che sa indagare con passione il periodo ed il problema preso in esame in una sintesi che abbraccia agilmente molti elementi, puntando all’essenziale.
Va subito notato come la vivace carrellata sugli accadimenti storici del tempo venga animata dalla inclusione di documenti utili, come una lettera in latino del 494 del Papa Gelasio I (492-496) all’Imperatore Anastasio I, per fare rimarcare “La Teoria dei due Poteri”, proponendo l’attenzione alla superiorità del potere spirituale. Questa, come altre lettere di Pontefici, nonché vari canoni dei Concili, sono seguiti da elegante traduzione. Le voci dirette dei personaggi che muovono gli ingranaggi della Storia sono le voci stesse della Storia e ci avvicinano ai loro sforzi di far prevalere le proprie idee, costituenti talvolta armi non meno potenti di quelle degli eserciti. Vi si nota anche qualche tentativo di conciliazione: nel 1439, durante il Concilio di Firenze il Papa Eugenio IV (1431-1447), emanò la Bulla unionis Graecorum. Laetentur coeli (Bolla d’unione con i Greci, Si rallegrino i cieli.) Documenti di questo genere fanno meglio respirare il clima religioso e politico di allora, caratterizzato dal programma di “normalizzare” l’adozione omogenea del rito latino, per eliminare o ridurre quello greco non solo per l’affermazione maggiore del potere-guida della Chiesa Romana, ma anche per evitare incertezze e perplessità della gente comune nella pratica consueta delle regole religiose. Operazione non facile, dato il ritardo causato da varie inevitabili resistenze o dall’inerzia di chi avrebbe dovuto attuare le direttive di Roma. Nonostante la decisione del Cardinale Santoro, nel 1596, «che la Chiesa di rito greco presente nella Penisola Italiana doveva essere sottomessa alla Chiesa di Roma [...], il rito greco, sia pur diminuendo progressivamente, resisterà ed esisterà ancora, talvolta celato nell’animo di chi dovette adattarsi alla situazione» (p. 58). La necessità della “Normalizzazione” era giustificata inoltre dal «riconoscimento dell’importanza della religione che viene intesa, al di là della Fede, anche come collante sociale» (convinzione – sia detto fra parentesi – che anche nel nostro tempo non può e non deve essere ignorata).
Nel Cinquecento e Seicento ci fu una “fioritura” di donne e di uomini impegnati nel sociale, sì che non basta più ora et labora ma si vuole operare anche secondo ora et adiuva (p. 61). Contro la povertà e in difesa dei diritti umani agiscono figure di Santi come Ignazio da Loyola, Francesco di Sales, Francesco Saverio, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Filippo Neri, Francesco de Geronimo ecc. Desta molto interesse l’esame circostanziato del processo di “normalizzazione” delle varie Diocesi Salentine.
L’Opera è corredata di un’ampia bibliografia, che spazia dai trattati e documenti antichi agli studi e alle teorie più recenti.
Una così preziosa e impegnativa ricerca storica non torna soltanto ad onore dell’Autore, ma costituisce uno strumento validamente istruttivo sia per gli addetti ai lavori e agli studenti, sia per chiunque voglia conoscere a fondo i problemi della situazione religiosa e sociale nel Salento nell’Epoca pre e post-tridentina.
R. E. GRIPPA, La normalizzazione della Chiesa Latina su quella di Rito greco in Terra d’Otranto fra il XVI ed il XVII secolo, con consulenza antropologica di Lidia Caputo. La Mongolfiera, Cassano allo Ionio, 2007.