Io, che sono due volte isolano, me la porto dentro come una compagna inseparabile.
Da ragazzo ho trascorso quasi un anno intero in Sicilia, nella zona del paese di mio padre.
Avevo 13 anni.
Ricordo un giornale esposto in una edicola che annunciava la guerra dei 6 giorni e, forse, la Terza Guerra mondiale.
Ricordo un album di figurine di calciatori, compilato più vincendo a “soffio” che comprando in edicola le bramate bustine, e un libro e un’armonica che vinsi come premio per averlo completato.
Ricordo in un bar un campioncino, imbattibile al flipper, una granita e un panino per colazione, le lotte con i coetanei per la supremazia sardo-sicula.
Ricordo una strada piena di negozi, una fabbrica di gazzose e il figlio della titolare che mi faceva lezioni di Francese in privato, perchè nella scuola media del paese c’erano soltanto i corsi di Inglese ed io, nella scuola di provenienza avevo studiato la lingua neo-latina dei cugini d’oltralpe.
Ricordo un compagni di banco, grande e grosso, figlio di immigrati siciliani di ritorno dall’Argentina, che a stento parlava la lingua italiana e che mi raccontava le sue mirabolanti imprese in quel continente lontano.
Ricordo una professoressa che mi sfidò, incitandomi, dicendo che al mio arrivo in quella scuola volevo spaccare il mondo, e la sorpresa del mio amico argentino quando alla fine dell’anno, davanti agli esiti, apprese la mia promozione e la sua bocciatura.
Ricordo il mare, le barche, e i miei primi innocenti turbamenti con un’amica di mia sorella, quando mi accorgevo che stavo diventando uomo, ma ero ancora bambino.
Fra un paio di giorni mi recherò in quei luoghi, dopo quarant’anni dai miei lontani ricordi.
Chissà se vi ritroverò qualcosa della mia remota fanciullezza!!!