Al momento, sono quattro i progetti messi in cantiere per sviluppare questa fonte energetica: il primo interessa l’area di Inga, nella Repubblica democratica del Congo, con un potenziale di 774 TWh l’anno. Il secondo il bacino del Nilo, in Etiopia, con 290 TWh l’anno. Seguono la Fouta Djallon, in Guinea (19 TWh) e il bacino dello Zambesi (38TWh), per un totale di oltre 1100 TWh l’anno.
Il che non è poco, se consideriamo che l’attuale fabbisogno dell’Africa non supera i 600 TWh annui.
Ma oltre all’idroelettrico, altre fonti rinnovabili possono aiutare lo sviluppo africano. Ultimamente ci si è concentrati soprattutto sul solare, visto che nelle zone equatoriali i raggi del sole formano angolazioni ideali per questo tipo di energia. Al momento, il continente africano ospita impianti fotovoltaici della Sustainable Energy Solutions (SES) in Nigeria e in Congo mentre la tedesca Energiebau Solarstromsysteme ha sviluppato l’impianto fotovoltaico dello United Nations Environment Programme a Nairobi.
Per quanto riguarda il Nord Africa invece, Nur Energy ha istallato recentemente nuovi impianti in Tunisia, Algeria e Marocco mentre altre strutture fotovoltaiche sono in progettazione da parte della Sunpower Afrique in Togo e da parte del progetto Desertec nella regione sahariana.
Ora, per raggiungere la massima produttività, è necessario formare personale specializzato e attrarre investimenti a lungo termine che abbattano gli elevati alto costi di produzione dell’energia.
Però, la strada intrapresa è senz’altro quella giusta.
[foto da greenprophet.com]