Le esperienze passate immagazzinate nella nostra memoria non sono così oggettive come potremmo aspettarci. A rivelarlo è uno studio condotto alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, i cui risultati evidenziano che i nostri ricordi sono reinterpretati alla luce delle esperienze presenti...
La memoria è un viaggiatore del tempo, anche piuttosto scaltro, capace di cogliere frammenti del presente e inserirli nelle memorie del passato. In effetti, la nostra memoria è tutt’altro che un hard disk dove sono immagazzinati i nostri ricordi. Anzi, essa riscrive il passato con informazioni aggiornate provenienti dalle nuove esperienze. Il classico “amore a prima vista”, per esempio, è uno dei più probabili trucchi della memoria degno di un film di Hollywood. “Quando le persone ricordano il momento in cui hanno incontrato il loro attuale partner, associano all’evento sentimenti di euforia e di amore”, spiega Donna Jo Bridge, ricercatrice in medicina e scienze sociali presso la Northwestern University Feinberg School of Medicine e autrice dello studio. “Ciò avviene perchè si proiettano nel ricordo dell’incontro passato i sentimenti che si provano attualmente per quella persona”. Lo studio, pubblicato sul numero di febbraio del Journal of Neuroscience, è il primo a mostrare concretamente come la memoria sia ‘difettosa’, e come si possa inserire frammenti del presente nei ricordi del passato, quando questi vengono richiamati alla mente. Lo studio mostra il punto esatto nel tempo in cui le nuove informazioni vengono impiantate in una memoria esistente. Secondo la Bridge, questo meccanismo serve per aiutarci a sopravvivere, in quanto i nostri ricordi tendono ad adattarsi ad un ambiente in continua mutazione, indicandoci adesso le cose importanti da fare. “La nostra memoria non è un videocamera”, continua la Bridge. “Essa ristruttura e modifica gli eventi immagazzinati per creare una storia in linea con il nostro mondo attuale. E’ strutturata per essere attuale”. Tutto ciò accade nell’ippocampo, il quale svolge una funzione simile ad un tecnico del montaggio di un film. Secondo Joel Voss, autore senior dello studio e assistente alla cattedra di medicina e scienze sociali, lo studio dimostra che la nozione di una memoria perfetta è un mito. “A tutti piace pensare alla memoria come qualcosa che ci permette di ricordare vividamente la nostra infanzia o quello che abbiamo fatto la settimana scorsa”, ha detto Voss. “Ma la memoria è strutturate per aiutarci a prendere le decisioni giuste nel momento giusto e, quindi, essa deve continuamente essere aggiornata. Le informazioni che sono rilevanti in questo momento vanno a sovrascrivere quelle che c’erano in precedenza”. La Bridge ha sottolineato le implicazioni dello studio per l’utilizzo dei testimoni oculare nei processi. “La nostra memoria è strutturata per cambiare, non per rigurgitare fatti. Quindi, non siamo testimoni molto affidabili”. Tuttavia, la stessa ricercatrice avverte che i risultati della ricerca sono il frutto di esperienze fatte in un contesto sperimentale e controllato. “Anche se il fenomeno è stato registrato in un ambiente di laboratorio, è ragionevole pensare che la memoria si comporti allo stesso modo anche nel mondo reale”, conclude la Bridge.
Fonte: www.ilnavigatorecurioso.it