Per favore, lasciamo stare Ken Loach. Non perchè il paragone sia blasfemo, beninteso, ma perchè La Nostra Vita è un film profondamente italiano, che non ha nulla a che vedere con quello che racconta il maestro inglese. Il vecchio Ken ha dedicato una vita intera (cinefila e non) ai poveracci, agli emarginati, a coloro che hanno perso, stritolati da un sistema sociale che li ha annientati nelle tasche ma non nello spirito: tutti i personaggi di Loach, seppur derelitti, mantengono la loro dignità e il loro orgoglio proletario, sempre e comunque.
La nostra vita, invece, parla della nostra Italia. Del nostro piccolo paese, soffocato dall'arrivismo, la meschinità, la cialtroneria, la cafonaggine, il razzismo, la spregiudicatezza e il cinismo di chi lo ha ridotto in questo stato. La Palma d'oro assegnata a Elio Germano da una parte ci conforta e ci inorgoglisce, a testimoniare la vitalità di una cinematografia che, malgrado i tanti e ripetuti deprofundis, conferma di essere ancora capace di realizzare opere importanti e profonde come questa. Dall'altra però ci spaventa: se un film così italiano è stato capace di toccare le corde della giuria internazionale, allora significa che ormai lo sputtanamento costante, scientifico e premeditato ordito da questa classe dirigente (per usare le parole dell'attore, nella sua splendida dedica, vedi sotto) ha ormai tristemente travalicato i confini nazionali... insomma, ormai ci conoscono proprio tutti. E lo dico, badate bene, senza un grammo di ironia.
Il film di Luchetti è una pellicola potente e sgradevole. Spietata. Certo non perfetta, in alcune parti didascalica e stereotipata, ma di una forza impressionante che, unita ad una lucidissima capacità di analisi delle storture del sistema-Italia, fornisce un quadro durissimo e feroce della medesima: una nazione in ginocchio, economicamente ma soprattutto morlamente, dove tutti si azzannano a vicenda, dove nessuno è più totalmente buono o cattivo, ma dove ciascuno cerca di sopravvivere a scapito di chi gli sta accanto.
Claudio (un grandissimo Elio Germano, strameritato il suo premio) è un giovane responsabile di un cantiere edile. Ha una bella moglie, due figli piccoli e un terzo in arrivo. E' l'esempio vivente di quel famigerato "ceto medio" che la crisi economica ha ridotto quasi in indigenza. Tuttavia c'è chi sta peggio di lui: la manovalanza del cantiere, composta da immigrati irregolari, sottopagati, invisibili, privati dei più elementari diritti umani. Sono gli schiavi del XXI secolo, che non fanno notizia e che quando muoiono vengono sepolti di nascosto sotto le fondamenta dei palazzi dove lavorano in nero. Claudio comunque non si lamenta: vive la sua quotidianità con l'amore infantile e carnale verso la sua compagna e i bambini. Un giorno disgraziato però la moglie muore di parto, mettendo al mondo il piccolo Vasco. La situazione precipita. Claudio elabora il lutto reagendo nel modo peggiore possibile: per non far mancare nulla ai figli si mette in testa di "fare i soldi", quei soldi che da quel momento diventano la sua ossessione. Ovviamente l'unico modo per arricchirsi in fretta è quello di tuffarsi nell'illegalità: si mette in proprio facendosi prestare i capitali da un amico spacciatore, sfrutta gli operai, non paga le tasse e costruisce le case infischiandosene della sicurezza. Ma improvvisarsi imprenditore non è semplice: e quando i debiti si faranno soffocanti fino a mettere a rischio la sua famiglia...
La nostra vita è la radiografia di un paese in ginocchio, dove i bambini giocano da soli alla playstation e dove si passano le domeniche al centro commerciale, unico effimero e falso luogo di aggregazione del "nuovo proletariato". Un paese dove conta solo "chi c'ha li sordi" e dove la famiglia, per quanto disperata, è l'unico punto di riferimento per non sbattere la testa. Il film è bello e importante, nonostante certe magagne di sceneggiatura e un finale intriso un po' troppo di retorico buonismo. Ma sono difetti veniali di un'opera coraggiosa e concreta, che merita assolutamente la visione.VOTO: * * * *
"Siccome la nostra classe dirigente rimprovera sempre al nostro cinema di parlare male della nostra nazione dedico il premio all'Italia e agli italiani che fanno di tutto per rendere l'Italia un paese migliore nonostante la loro classe dirigente''
Elio Germano