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La Notte del Giudizio

Da In Central Perk @InCentralPerk
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La Notte del Giudizio
Inizierei con il dire che certi film non fanno per me e non rientrano nelle mie corde. Proseguirei poi confessando che l'ansia, uscita dalla sala, ha impiegato un bel po' prima di abbassarsi gradualmente.
Detto ciò il motivo per cui sono andata a vedere al cinema questa pellicola è, oltre per la penuria di settimane e settimane, l'elogio quasi unanime della blogosfera e l'idea decisamente intrigante della trama.
Quale idea? Semplice.
Nel 2022 in America dei misteriosi Nuovi Padri Fondatori hanno insignito una notte di sfogo per l'intera popolazione. 12 ore in cui ogni crimine è concesso, omicidio incluso, e in cui né la polizia né il primo soccorso vengono garantiti all'insegna dell'anarchia totale. Questa notte di massacri e di scorribande ha permesso alla nazione di risollevarsi, lasciando ai suoi abitanti il tempo di una catarsi nel quale concentrare rabbia e frustrazioni.
La Notte del Giudizio
Ci si aspetta quindi un film ad alto tasso di violenza, certo, immerso nel terrore e nel sangue di strade libere e senza legge. James DeMonaco decide invece di concentrarsi su un'unica famiglia, più che benestante e all'apparenza perfetta.
I Sandin vivono infatti in un quartiere di ricchi e James (un Ethan Hawke molto invecchiato), il capofamiglia, ha creato un nuovo sistema di sicurezza che gli ha permesso di arricchirsi in fretta. I due figli adolescenti ribelli e la moglie bella e devota completano il quadro.
I Sandin non partecipano allo sfogo annuale, si barricano in casa e cercano di passare in tranquillità la serata. Ma ovviamente non tutto va come programmato e Charlie, il figlio minore che non capisce l'utilità dell'evento, dà ospitalità a uno sconosciuto. Questa decisione di cuore ha conseguenze inimmaginabili, e così un gruppo di squilibrati si presenta alla loro porta minacciando -e poi compiendo- un'intrusione devastante.
La violenza che ci si aspetta sfocia in tutta la sua brutalità nella seconda parte del film, con l'ansia che arriva alle stelle complici quegli squilibrati che (nonostante la recitazione francamente sopra le righe di Rhys Wakefield) molto ricorda l'inquietante performance di Funny Games.
Come nel film di Haneke anche qui non c'è un vero motivo che si profila dietro atti tanto barbari: i Sandin fanno quello che devono per proteggersi, ma i loro nemici si muovono alla cieca, spinti da un odio e da motivazioni irrazionali e istintive, come animali. E proprio questa loro totale imprevedibilità rende il film tanto agghiacciante, con momenti di puro horror complici maschere spaventose.
Non mancano ovviamente i momenti patetici in cui i sentimenti sfociano in tutta la loro melensità, né altri molto più interessanti in cui si cerca di approfondire psicologicamente la scelta di partecipare o meno allo sfogo, di sacrificare l'Altro per salvare se stessi e la propria famiglia. Queste scelte caratterizzano il film, facendo vedere entrambi i lati di una barricata, quella di chi crede ciecamente e si applica allo sfogo, e chi, invece, tentenna e finisce per vedere tutta l'assurdità e l'ingiustizia dell'evento.
Anche il finale non è quello che ci si aspetta, con le carte in tavola che per la seconda volta vengono rimescolate e la paura che, dopo aver toccato l'apice, passa, ma solo momentaneamente, perchè l'appuntamento è già fissato per il prossimo anno.
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