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In "The Purge", questo il titolo originale (letteralmente "La Purga"), si ipotizza infatti un futuro non troppo lontano - il 2022 - in cui l'America è riuscita finalmente a trovare un suo equilibrio stabile: limitando il tasso di criminalità ai minimi storici, abbattendo la disoccupazione e rialzando la propria crescita economica a livelli mai visti prima. Grandi cambiamenti resi possibili da una particolare istituzione concessa dai nuovi Padri Fondatori e chiamata giornata della purga, che dà il permesso ad ogni cittadino americano di compiere i crimini più efferati – omicidio compreso – senza alcuna possibilità che la legge possa punirlo secondo le sue norme, con l’unica regola che gli atti eseguiti restino collocati nel periodo delle dodici ore (dalle sette di sera alle sette di mattina) di ogni ventuno marzo dell’anno.
E' evidente quindi che in uno scenario simile la carne al fuoco su cui discutere fosse moltissima: dal bisogno di un paese di veder scorrere il sangue (nessun problema se è il proprio), alla repressione sempre più comune che affligge l'essere umano, passando per lo scontro tra ceto ricco e ceto povero che in questo caso vede sopperire il secondo sotto i colpi dei dollari che il primo utilizza per attaccarlo o eventualmente proteggersi con sicurezza nel caso in cui decidesse di rinunciare alla cosiddetta cerimonia di purificazione. Riflessioni che prese singolarmente erano già soddisfacenti per attirare sul lavoro di James DeMonaco un’elevata attenzione ma che inserite in blocco, contemporaneamente nella stessa pellicola, accrescevano la curiosità verso una denuncia sociale attribuita oltre che al paese America soprattutto alla (odierna?) natura umana che ci rappresenta.
Ma con immensa delusione invece "La Notte del Giudizio", anziché fare tesoro delle sue preziose frecce scoccandole ognuna con cura e perizia, butta all'aria ogni premessa di vittoria mostrando una triste incapacità nel saper tenere sotto controllo le notevoli e indiscusse sue potenzialità. Tratta superficialmente e distratto le tematiche sociali tatuate sulla pelle e non riesce neppure a trovare le fila adatte per imporsi come buon film di genere, caotico nel dosare momenti di suspense a momenti di terrore. Accade allora che la troppa carne al fuoco finisce per bruciarsi tutta, carbonizzata probabilmente più che da una regia inadeguata da una scrittura poco lucida che non lascia alcuna parete commestibile.
Per i motivi di cui sopra, dunque, la sentenza che va a condannare "La Notte Del Giudizio" a poco più di un'occasione fallita non può che essere emessa, da chi scrive, con leggero dispiacere. Il dispiacere di vedere dopo lungo tempo qualcosa di buono sciogliersi come un ghiacciolo al sole e il dispiacere di non percepire più la stessa cattiveria che un tempo ha contribuito a rendere grandi titoli come "Arancia Meccanica" e "Funny Games". Orientamenti da cui DeMonaco e compagnia bella avrebbero dovuto prendere maggior spunto evitando di dolcificare una spietata riflessione con un finale che ripone ogni fiducia nell'eccessivo buon senso dispensato da coloro che vengon dal basso.
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