Pamela Hatshorne
Prima di trasferirsi a York, dove vive tuttora, Pamela Hartshorne ha viaggiato in tutto il mondo, facendo i lavori più disparati: l’interprete in Camerun, l’insegnante d’inglese a Giacarta e perfino la cuoca in una fattoria australiana. Si è avvicinata al mondo della narrativa quasi per caso, collaborando saltuariamente con l’Observer, per pagarsi il dottorato in Storia Medievale. E da allora non ha mai smesso di scrivere, portando avanti con successo sia la sua carriera di storica sia quella di autrice. La notte non dimentica è il suo primo romanzo pubblicato in Italia.
Sito: http://www.pamelahartshorne.com/
Titolo: La notte non dimentica
Autore: Pamela Hatshorne (Traduttore: P. Falcone)
Serie: //
Edito da: Nord (Collana: Narrativa nord)
Prezzo: 17,60 €
Genere: Narrativa
Pagine: 384 p.
Voto:
Trama: Una seconda occasione. Per Grace, ricevere in eredità quella grande casa nella tranquilla cittadina di York, lambita dalle limpide acque di un fiume, è un segno del destino, la possibilità di lasciarsi alle spalle le ombre del passato e di ricominciare a vivere. E i primi giorni scorrono sereni, scanditi da piccole faccende quotidiane. Poi, d’un tratto, qualcosa cambia. Più passa il tempo, più Grace si sente inquieta. Prima sono le mele: appaiono nei posti più impensati – nei cassetti della biancheria o sotto il cuscino del letto – e scompaiono altrettanto misteriosamente. Quindi iniziano i sogni, così vividi da sembrare reali. Sogni in cui Grace è un’ingenua fanciulla che vive nel XVI secolo e su cui incombe, inesorabile, una minaccia mortale. Nel sogno, il suo nome è Hawise… 1577. È un rischio, lei lo sa bene. Le ragazze in età da marito non dovrebbero dare appuntamento agli uomini sulla riva del fiume. Ma lei non ha nulla da temere. Francis è un uomo gentile e premuroso, che mai le farebbe del male. Tuttavia, quando si ritrova stesa sul prato umido, avvolta dall’odore pungente delle mele, lei capisce di aver commesso un terribile errore. Il suo nome è Hawise… Come una tela in cui sono intrecciati ricordi, misteri ed emozioni, “La notte non dimentica” racconta la storia di due donne lontane nel tempo eppure sorprendentemente vicine, creando un gioco di specchi che rivela come solo imparando dagli errori del passato è possibile cogliere ciò che il futuro ci offre.
Recensione
di Debora
Volevo trovare il senso di ciò che mi circondava,
non pormi domande sul mistero che le avvolgeva.
Potrebbe sembrare a prima vista caotico per il lettore, ma data anche la trama del romanzo, il fondersi delle due donne è praticamente necessario visto che si tratta di una possessione. Grace, che arriva a York in seguito alla morte della sua madrina che le lascia in eredità la casa, si ritrova infatti a rivivere la vita di Hawise tramite delle esperienze non spiegabili razionalmente e che mettono a dura prova la sua incolumità fisica e psicologica. Lo spirito di Hawise si presente anche attraverso una mela avvizzita che continua ad apparire; un simbolo forse delle tante sofferenze subite dalla donna. Io l’ho anche associato al peccato originale visto che, nella storia, molto spesso è ricordata la condizione delle donne nel 1500, che troppo spesso non avevano nessun potere decisionale nella loro vita ed erano obbligate a seguire delle regole sociali. E, appena si cambiava direzione, la gente iniziava a mormorare.
Pamela Hatshome ha poi l’abilità di presentarci un antagonista davvero ben rappresentato, Francis; è opportunista e viscido e il lettore risulta decisamente infastidito da ogni sua azione.
Un’altra curiosità è che il lettore non può fare a meno di paragonare ogni personaggio del passato ad uno del presente. Così Grace assomiglia moltissimo ad Hawise e Drew, vicino di casa di Grace, somiglia nella sua calma e pacatezza a Ned, l’uomo che sposerà Hawise. E queste sono solo alcuni dei parallelismi che intercorrono tra passato e presente. Ma non voglio togliervi il gusto di rivelarle tutte!
Altro personaggio davvero curioso è Sybil Dent, la vecchina amica di Hadwise, che ha molte abilità curative. Attraverso la sua figura l’autrice trova il modo di parlare della caccia alle streghe e della superstizione dilagante all’epoca e che si allargava ad ogni sfera della vita quotidiana. Anche il piccolo cagnetto di Hawise viene perseguitato solo perché ha una zampetta atrofizzata.
In quanto ad ambientazione diciamo che forse l’autrice avrebbe potuto far meglio. Ci sono la descrizione della York elisabettiana soprattutto nella disgrazia della peste che la colpisce.
La peste lo sta divorando davanti ai miei occhi. E’ un essere rivoltante, un mostro che si contorce sotto la pelle. Lo vedo pulsare e gonfiarsi, buttar fuori i temuti bubboni che s’ingrossano fino ad esplodere.
Ci sono le stradine del paese che pullulano di persone, soprattutto nei momenti del mercato ma, a parte queste, l’autroce non è andata troppo a fondo, e così ho avuto la sensazione che mancasse qualcosa.
I sentimenti però hanno avuto la meglio e il mio giudizio è ottimo perché mi sono ritrovata a provare compassione per Hawise e ad odiare il suo aguzzino, a piangere con lei tutti i suoi lutti. Dopo la lettura, dopo molte giornate,avevo ancora in testa ogni personaggio, ogni sensazione, ogni immagine che l’autrice è riuscita a regalarmi con la sua narrazione molto lenta, dettagliata, ma mai noiosa.
Autore articolo: Debora
Lavoratrice (naturalmente precaria) nelle scuole materne, 27enne, che adora i bambini, i cani e naturalmente i libri e la lettura. Debora ama viaggiare ma data la precarietà preferisce farlo attraverso i libri.