È il 5 giugno 1964 quando Lena attraversa l’atrio del tribunale di Francoforte, dove lei lavora come traduttrice, ed incontra Heiner Rosseck. Quell’uomo magro e taciturno è appena arrivato da Vienna per partecipare al processo contro i crimini nazisti di Auschwitz, in cui è stato prigioniero.
Lena lo assiste in un momento di difficoltà e non ci mette molto a capire che quell’uomo è disperato. Prima di tutto perché, per Heiner, ricordare significa riaprire ferite terribili e dolorose: spiegare come si sopravvive in un campo di sterminio, quali lavori si svolgono, quante vessazioni fisiche ed umiliazioni psicologiche si devono subire, o raccontare come muoiono ogni giorno centinaia di uomini, donne e bambini.
E poi, Heiner parla davvero una lingua diversa dalla sua: una lingua in cui ‘rampa’ non indica il pezzo di metallo di un magazzino, ma lo scivolo su cui i corpi venivano trasportati verso i forni crematori, in cui ‘camino’ è la più impronunciabile delle parole, ed in cui il verbo ‘selezionare’ riporta alla memoria ricordi spaventosi.
Quando al cinquantesimo giorno di processo Heiner non ce la fa più e scoppia a piangere, il giudice sospende il processo. Heiner vuole tornare a Vienna, lontano da tutti quelli che lo accusano di non riuscire a scrollarsi quel passato di dosso.
Ma ormai è troppo tardi. Lena ha capito cosa lo tormenta e non vuole lasciarlo andare. Inizia così una struggente “educazione sentimentale” che li avvicina sempre di più, e che si concluderà vent’anni dopo in Polonia, dove Lena, dopo aver visitato i luoghi in cui quell’orrore ha avuto inizio, capirà che le ombre di Heiner non se ne andranno mai e che toccherà a lei lottare ogni giorno per ricordargli che esiste un’altra possibilità per ripartire da zero ed essere finalmente felice: fidarsi di lei.
Il romanzo “La notte più buia” presenta una trama coinvolgente ed uno stile ricco di esplosioni poetiche. L’autrice Monika Held fa tesoro delle testimonianze raccolte in prima persona dai sopravvissuti dei campi di sterminio e dipinge una storia d’amore universale, cruda e commovente assieme, che riflette sulla memoria, sulla sofferenza e sul diritto di ogni uomo di poter credere in un futuro.
Come si può pensare di vivere il presente, se le ferite del passato sanguinano ancora? Uno struggente romanzo sull’Olocausto che ritorna ad una delle pagine più intense della nostra storia: i processi per i crimini di Auschwitz. Una magnifica storia d’amore tra una traduttrice tedesca ed un sopravvissuto al campo di Auschwitz.
Un viaggio liberatorio nella memoria, per lasciarsi la sofferenza alle spalle e riprendersi un futuro che spetta a tutti.
Monika Held (1943) è nata e cresciuta ad Amburgo. Ha scritto articoli su diversi quotidiani («Frankfurter Rundschau») ed è stata editor per la società di comunicazione Hartmann and Braun’s, prima di diventare giornalista freelance. Ha ottenuto numerosi premi per i suoi articoli e per il suo impegno politico, tra cui il German social Prize, l’Elisabeth Selberg Prize, il Reporting Prize e la Polish Medal. Attualmente vive a Francoforte sul Meno, in Germania.
“Monika Held è riuscita a mostrare un lato inedito della Shoah.” – Kölner Stadt-Anzeiger
“Una straordinaria storia d’amore, ma non solo. È anche un libro su Auschwitz, sulla vita dopo la sopravvivenza. Un romanzo estremamente riuscito” – Mainzer Rhein-Zeitung
“Un gioiello di stile e pensiero”. – Westfalenpost
“Un romanzo sui sopravvissuti di Auschwitz che, con straordinaria abilità narrativa, passa dalle camere a gas al movimento operaio polacco. E, quasi tra parentesi, racconta u na commovente storia d’amore.” – Eßlinger Zeitung
“Con una lingua impressionante l’autrice racconta gli orrori del passato
e a me come lettore mi si è fermato il respiro più e più volte.” – NÖN Brucker Grenzbote